Il futuro degli Ogm, tra Udine e Lussemburgo
Si può coltivare il mais biotech in Italia? Lo deciderà la Corte europea
Dal Tribunale di Udine, passando per Lussemburgo, sugli Ogm potrebbe arrivare un po’ di buon senso. Nel corso di una causa penale intentata contro alcuni agricoltori friulani per aver coltivato il mais Mon810 – l’unico ogm legalmente coltivabile nell’Ue – i giudici di Udine hanno chiesto alla Corte di giustizia europea se fosse possibile bloccarne la coltivazione, così come è stato fatto, in base al “principio di precauzione”. Questa è una misura emergenziale e temporanea che il governo italiano ha applicato a partire dal 2013: un decreto interministeriale che vieta la coltivazione della suddetta specie di mais venne giustificato con la necessità di verificare gli eventuali danni causati alla salute e all’ambiente.
L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha poi concluso che non vi fossero ragioni per considerarlo un alimento pericoloso. Ciononostante, nel 2015, il governo italiano ha fatto richiesta alla Commissione europea di vietare la coltivazione su tutto il territorio di questa specie di mais, ritenuta “pericolosa” anche in assenza di evidenze scientifiche. L’avvocato generale della Corte europea Michal Bobek, ieri, ha detto che gli stati dovrebbero poter vietare la coltivazione di un ogm soltanto quando sono in grado di dimostrare l’esistenza di un “rischio manifesto e grave per la salute e per l’ambiente”. Il parere di Bobek, purtroppo, non è vincolante, né per la Corte né tanto meno per quella di Udine, che dovrà sentenziare “in conformità” alla decisione europea. Ma afferma un principio e fa ben sperare.
Cattivi scienziati