Bruxelles salva il glifosato
L’erbicida bersagliato dalle bufale sarà venduto in Europa per altri cinque anni
L’Italia riscopre il tema della post verità, rilanciato dalla Leopolda e dalle inchieste di BuzzFeed e del New York Times. Intanto Bruxelles blinda, almeno per ora, una questione che sulle campagne di disinformazione ha trovato “terreno fertile”, e non è una proposizione scelta a caso: gli stati membri dell’Ue, riuniti in un comitato di appello, hanno deciso di concedere una nuova autorizzazione di cinque anni al controverso erbicida al glifosato. Diciotto paesi hanno votato a favore della proposta dell’esecutivo europeo, nove – tra cui Italia e Francia – si sono opposti e il Portogallo si è astenuto. Il dibattito sul glifosato, spinto da ong e lobby ambientaliste, ha scatenato una valanga antiscientista che si ostina a non voler leggere i dati diffusi dalle principali organizzazioni internazionali. Cerchiamo di ricapitolare.
Il glifosato è una sostanza presente nel Roundup, erbicida della multinazionale Monsanto. Ma non solo: dal 2001, quando è scaduto il brevetto, circa 350 prodotti di aziende diverse sono stati registrati e autorizzati all’impiego in Italia. E’ l’agrofarmaco più usato al mondo e aumenta innegabilmente l’efficienza dell’agricoltura. A influenzare il voto in Unione europea è stata anche la pubblicazione, la scorsa settimana, sia di una lettera del Committee on Science Space and Technology del Senato americano sia di uno studio indipendente che dimostra come non ci sia alcun collegamento tra l’erbicida e alcuni tipi di cancro. Eppure quella pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute è l’ultima di una serie di smentite alla sbandierata pericolosità della sostanza, che in tracce, sotto la soglia di pericolosità, è stata rilevata in diversi alimenti in commercio. Finora un solo organismo internazionale – l’Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – l’aveva classificato come probabile cancerogeno e nel 2015 l’aveva assegnato al gruppo 2A, lo stesso della carne rossa. Nel 2016 l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ha evidenziato la non cancerogenicità del prodotto. Una posizione sposata anche da Fao, Oms – da cui dipende l’Iarc – e Echa, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche. Il mese scorso un’inchiesta di Reuters ha rivelato come nello studio dell’Iarc fossero stati omessi dati epidemiologici che scagionavano il glifosato.
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