editoriali
Codice rosso sul clima
Il report dell’Onu è senza appello. La gestione della transizione dipende da noi
Il report delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico è senza appello: il mondo ha rimandato il contenimento delle emissioni troppo a lungo e ora il riscaldamento globale non si può più fermare, anzi peggiorerà nei prossimi trent’anni. Le conseguenze, secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo di scienziati che ha preparato il report, sono devastanti: nei prossimi vent’anni la temperatura del pianeta salirà di un grado e mezzo (è cresciuta di 1,1 gradi nel Diciannovesimo secolo) e questo condizionerà la vita di tutti gli abitanti, persone e animali, con eventi naturali imprevedibili e violenti, desertificazione e scarsità d’acqua.
Come ha sintetizzato il New York Times, il pianeta diventerà più caldo e questo è certo, quanto più caldo è invece una scelta, “dipende da noi”. La sensibilità nei confronti della questione climatica è molto più alta, l’Europa ha varato il suo Green deal che contiene molti elementi rivoluzionari, lo stesso stanno facendo gli Stati Uniti (che sta rimarginando l’uscita di Donald Trump dal trattato sul clima) e anche i più riottosi stanno andando verso una nuova consapevolezza, per lo più in seguito a imposizioni (dazi) e a uno sforzo che riguarda anche e soprattutto le grandi aziende private del settore energetico e non.
La transizione ecologica è iniziata ma rischia, se trattata in modo ideologico o superficiale, di diventare un’altra faglia di divisione politica inutile e pericolosa. Come ormai qualsiasi emergenza internazionale, c’è un estremismo nello scetticismo e nel negazionismo e c’è un estremismo nel catastrofismo: non sono forze equivalenti, ma hanno effetti pratici molto evidenti. Per evitare che la transizione, inevitabile visto che la scelta di quanto surriscaldare il pianeta dipenda da noi, diventi una guerra di slogan e di preconcetti è necessario inquadrarla in un’ottica di solidarietà internazionale. Il rapporto costo-opportunità è materia estremamente delicata, ma lo sforzo è quello di definirlo in modo credibile e promettente, senza cedere agli estremismi. Dipende da noi.