editoriali
L'assurdo sciopero contro la scuola
Non c’è Pnrr che tenga: ai sindacati interessa il posto fisso. E ciao ragazzi
Due mesi fa il ministro Patrizio Bianchi ha presentato i contenuti del Pnrr per l’istruzione: un totale di 17,59 miliardi. A novembre sono stati formalizzati i bandi per 5 miliardi di interventi strutturali. Il 40 per cento delle risorse è destinato al sud. Altri miliardi andranno, poi, al potenziamento degli istituti tecnici e professionali (quelli in maggiore sofferenza e con la maggior dispersione) e al reclutamento degli insegnanti. Nella legge di Bilancio sono stati stanziati forse meno soldi del desiderabile (siamo da sempre favorevoli a migliorare le retribuzioni dei docenti, assai meno agli scioperi rivendicativi del personale Ata) ma c’è un piccolo aumento in attesa di definire il nuovo contratto e sull’organico Covid sono stati messi 300 milioni. E va anche ricordato che lo scorso anno erano stati messi a bilancio oltre 3 miliardi, in gran parte per nuove assunzioni. Non è il nulla.
Invece Cgil e Uil Scuola, unite a Gilda e Snals e al marginale Anief hanno proclamato per oggi uno sciopero addirittura generale (ma senza Cisl) “contro l’immobilismo del governo”. Una rivendicazione senza fondamento. Ma che va a pesare sugli studenti e le famiglie, già provati da un anno e mezzo di scuole a singhiozzo. Invece i sindacati chiedono il solito: che siano stabilizzati i precari e anche il personale Covid assunto in via temporanea e altre facilitazioni per una scuola intesa come riserva inesauribile di posti più o meno fissi.
Il mondo della scuola dovrebbe avere la serietà – distinguendosi dalla frangia sindacale – per fare del proprio meglio e per non perdere nemmeno un minuto, ci sono altre vie per contrattare. O i dati sul disagio dei bambini rimasti senza scuola non interessano agli educatori? La scuola italiana ha circa 400 mila classi, quelle con oltre 25 alunni (i “pollai”) sono meno di 20 mila, il maggiore disagio è al sud. Ma i sindacati chiedono l’abolizione del vincolo che impone ai neo assunti di rimanere tre anni nella scuola di destinazione. Chi ci rimette di più, dal balletto dei trasferimenti? Indovinate. E’ un problema che interessa ai sindacati? Indovinate.