l'appello
Ora sono i presidi a chiedere la Dad. Ma il governo tira dritto sulla scuola in presenza
I dirigenti scolastici avanzano la proposta di una didattica a distanza fino a fine gennaio. Il sottosegretario Costa: "Abbiamo preso una decisione chiara. Le nuove regole consentiranno maggior sicurezza". In aula dal 10 gennaio
Mancano pochi giorni al ritorno nelle aule (programmato il 10 gennaio) e già si sollevano dubbi sulla capacità di ripartenza della scuola italiana. Almeno questo è quanto prospettano i presidi. Ieri il capo dei dirigenti scolastici Antonello Giannelli lo ha messo in chiaro, avanzando una proposta alle istituzioni: fino a 3 settimane di didattica a distanza e rifornimenti puntuali di mascherine Ffp2, in modo da avere tempo per far avanzare la campagna vaccinale delle fasce più giovani e consentire un rientro più ordinato. Soprattutto ora che, con più di un milione e mezzo di italiani attualmente positivi, le catene del tracciamento dei contagi sono definitivamente saltate. E tra professori e studenti in quarantena si rischia la paralisi organizzativa.
Una proposta non inedita. Prima che il governo stilasse il nuovo protocollo sulle quarantene negli istituti scolastici, erano state le regioni a chiedere una riflessione affinché si potesse posticipare il rientro nelle aule. Non solo il governatore della Campania Vincenzo De Luca, anche i presidenti di Veneto e Friuli-Venezia Giulia Luca Zaia e Massimiliano Fedriga e l'assessore alla Salute del Lazio Alessio D'Amato erano sembrati avallare questa ipotesi. Che però il governo ha deciso, sin dall'inizio, di non prendere neppure in considerazione. Ed è quello che sta continuando a manifestare in queste ore. Sul punto è intervenuto, con una intervista al Corriere della Sera, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Secondo cui da parte dell'esecutivo, per espressa volontà dello stesso premier Draghi, non ci sarà alcun ripensamento. "Il governo ha preso una decisione chiara: riprenderemo il 10 gennaio con le nuove regole che garantiranno maggiore sicurezza”, ha detto Costa. Puntualizzando che l'obiettivo della maggioranza è pur sempre non venire meno al principio di garantire quella continuità didattica che faceva da architrave alla strategia di contrasto alla pandemia enunciata sin dal suo insediamento.
Ma che le nuove regole non gli siano piaciute particolarmente i presidi lo avevano detto a caldo, commentando i contenuti del decreto governativo sulle scuole. Perché il punto è sempre quello di riuscire ad allestire quella campagna di tracciamento che però i dirigenti scolastici non sono mai stati in grado di organizzare per mancanza di risorse o per indisponibilità delle Asl. Per questo il governo aveva assicurato che la struttura commissariale presieduta dal generale Figliuolo se ne sarebbe fatta carico. Ora però, con una crescita ragguardevole dei contagi (che secondo l'ex direttore esecutivo dell'Ema Guido Rasi è molto sottostimata dalla scarsa attendibilità dei test antigenici) sembra essere ripiombati nel solito dilemma: riaprire le scuole o mandare tutti (o una parte) degli studenti in Dad? Il governo per ora, almeno stando alle dichiarazioni pubbliche dei suoi esponenti, non pare avere dubbi.
generazione ansiosa