editoriali
C'è un preside a Roma. Evviva!
L’occupazione va contro i diritti di tutti e va punita. Autorità ed educazione
Senza scomodare quello di Berlino e nella speranzosa attesa di verificare se un giudice ci sia almeno all’Aia, e non dei fumosi ideologi, possiamo intanto affermare che a Roma almeno un preside c’è. E per come è messa la scuola italiana, in cui il principio di responsabilità è scivolato dietro alla lavagna assieme a quello di autorità, è già una buona notizia. Il preside si chiama Paolo Pedullà, dirige il liceo classico Tasso di Roma e dopo l’occupazione studentesca di dicembre ha chiesto ai consigli di classe di applicare il regolamento d’istituto, senza inventarsi nulla. “E’ mia responsabilità tutelare i diritti di tutti”, ha spiegato in una intervista, e “una protesta violenta” invece li nega: “La scuola è aperta, ma se occupata diventa uno spazio privato. Glielo vogliamo insegnare questo ai ragazzi o no?”.
Non è consueto sentire dirigenti scolastici esprimersi così, specialmente quando si rischia di mettersi contro gli studenti protestatari (e soprattutto i genitori) delle scuole più in vista e meglio frequentate (ah, le colpe della meritocrazia). Soprattutto non è frequente vedere applicate sanzioni reali: fino a dieci giorni di sospensione, attività socialmente utili da svolgere il pomeriggio, niente gite scolastiche (autentico spauracchio per gli studenti) e 5 in condotta in pagella nel primo trimestre, spauracchio per i genitori: pure Stefano Fassina, che ha una figlia lì, s’è detto preoccupato perché il 5 equivale a una bocciatura. (Non è vero, spiega Pedullà, il voto che conta sarà alla fine dell’anno e può essere diverso). Persino Fassina, meno estremista di altri scandalizzati genitori, ha riconosciuto che non c’è nessuna “deriva autoritaria”, anzi “il preside è stato mosso dall’interesse per la scuola e per una corretta funzione educativa”. Le buone notizie sono dunque due: che la scuola può essere guidata con senso di giustizia e mano ferma; e che anche genitori non certo sospettabili di idee autoritarie non possono non condividere il principio di una buona educazione e di una scuola democratica e non sequestrata. Viva Roma scuola aperta.