Conti alla mano

Le parole di Salvini e Valditara sugli studenti stranieri a scuola sono contro la logica e la matematica

Antonio Gurrado

Contro le ipotesi di un tetto alla percentuale di stranieri in classe non c'è solo il buon senso, ma i numeri: in una zona ad alta densità di immigrazione, infatti, è impossibile che questo criterio venga rispettato

Disgregazione e caos è il binomio evocato dal ministro dell’Istruzione nell’avallare la boutade di Salvini sul tetto massimo del 20 per cento di alunni stranieri all’interno di ogni classe. Valditara, nel dare ragione al collega di governo, incorre tuttavia nello stesso paralogismo: mescolare gli alunni che non hanno la cittadinanza italiana a quelli che non parlano italiano e a quelli che appartengono a culture diverse – confondendo libertà e anarchia, ove stigmatizza “la società del melting pot, dove ognuno pensa e fa ciò che vuole”. È, fatalmente, l’onda lunga di Pioltello, dove il Ministro che si era opposto alla chiusura per Ramadan non ha potuto eccepire nulla quando la si è sublimata in una più vaga chiusura per “esigenze didattiche”. Una specie di fallo di reazione, che manca di tenere presenti due aspetti.

 

 

Anzitutto, la questione non è essere italiani ma essere italofoni. È ovvio che una prima liceo con quindici ragazzi che non parlano l’italiano impedisce di svolgere il programma, con severo danno per gli altri. Ciò varrebbe anche in un contesto di ragazzi italiani ma esclusivamente dialettofoni, ipotesi certo non peregrina anche solo qualche decennio fa, e chissà oggi. È altrettanto ovvio che una classe di minorenni figli di immigrati ma tutti in grado di parlare italiano non crea problemi di sorta, e questo anche se costituisce un melting pot di musulmani, induisti, scintoisti e rastafariani. Al ministro non può inoltre sfuggire che la composizione delle classi viene determinata su istanza del provveditorato, suddividendo il numero di iscritti per un coefficiente piuttosto elevato (alle superiori, è 27). Ciò significa che contro l’ipotesi di un tetto agli alunni stranieri non milita solo il buon senso ma anche la matematica: in una zona ad alta densità di immigrazione, infatti, è impossibile che questo criterio venga rispettato mantenendo al contempo sul 20 per cento la quota massima di alunni stranieri. Del buon senso si può anche fare a meno; della matematica, malauguratamente, no.

Di più su questi argomenti: