Editoriali
Il costo del precario. L'Europa deferisce l'Italia per i contratti scuola. Ma c'è una sola soluzione
Per chiudere definitivamente col precariato bisognerebbe puntare sulle assunzioni dirette. Appunti per i sindacati
Anche la scuola sul binario morto? Per la serie una tegola al giorno sul governo, arriva dalla Commissione la comunicazione che l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato (i precari) nella scuola e, di conseguenza, di applicare “condizioni di lavoro discriminatorie”. La decisione europea fa seguito ad altri step: la procedura di infrazione era partita nel 2019, poi era arrivata una messa in mora nel 2020 e un avvertimento ancora nel 2023. Com’è noto, una procedura d’infrazione non è una condanna in Cassazione, ci sono modi e tempi per rientrare. Il problema è che il costo economico è altissimo. L’Italia non prevede infatti scatti retributivi per gli insegnanti assunti a tempo determinato, e questo è discriminatorio e vietato dal diritto comunitario. Per l’Europa dunque i precari aventi diritto (poiché è compreso anche il personale ATA si viaggia oltre le 300 mila unità) dovranno essere risarciti o regolarizzati, insomma assunti. Una tegola di bilancio, oltre che organizzativa. Ma soprattutto è una storia antica, che si ripete. Anno 2014, governo Renzi: l’Europa comunicò che la normativa sui contratti a tempo determinato nella scuola era contraria al diritto dell’Unione e quindi il personale con almeno 36 mesi di servizio andava assunto. E nel 2016 la Cassazione stabilì che i precari storici avevano diritto a un risarcimento tra 2 e 12 mensilità. La riforma della Buona scuola, che prevedeva inizialmente, obiettivo mancato, l’assunzione di 150 mila docenti, chiudendo le famigerate “graduatorie a esaurimento” era, in un certo senso, anche una scelta imposta dalla spada di Damocle europea. Tutti i governi e ministri successivi si sono adoperati nello stesso senso: sistemare i precari per uscire dal mirino dell’Ue. La qualità della scuola ci ha rimesso, il problema non è stato risolto, ora arriva un’altra tranche da pagare. Il Pd si dice “preoccupato”, ma l’unica soluzione è permettere le assunzioni dirette e chiudere per sempre con la scuola dei precari.