Christian Raimo (LaPresse)

editoriali

La giusta sanzione a Raimo per le parole contro Valditara

Redazione

La frase del professore sul ministro dell'Istruzione, "è un bersaglio da colpire come si colpisce la Morte nera di ‘Star Wars’”, sono hate speech. O il discorso vale solo per Vannacci?

Raimo Christian, docente della scuola pubblica e scrittore di qualche notorietà mediatica, candidato non eletto con Avs alle ultime europee, è stato sospeso dal servizio per tre mesi con dimezzamento di stipendio. Sanzione stabilita dall’Ufficio scolastico regionale per aver rivolto parole ingiuriose e minacce, del genere comunemente classificato hate speech, contro il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Giusta la decisione e giusta, e in definitiva leggera, la sanzione. Perché, a differenza della sciatteria del giornalismo collettivo e di quanto sostenuto, per partigianeria politica, dalla Cgil, Raimo non ha “espresso critiche” al ministro. In un incontro pubblico, di natura politica, definì ciò che dice e pensa Valditara “cialtrone, lurido, repressivo e pericoloso”. Che sono insulti. Inoltre disse che “Valditara è un bersaglio da colpire come si colpisce la Morte nera di ‘Star Wars’”, perché è “l’elemento debole”, e che “bisogna fare una manifestazione non per la scuola, ma proprio contro Valditara”. E questo esula di molto dalla critica, sono espressioni di minaccia e di hate speech.

 

Qualche furbetto sui social ha provato a spiegare che fosse solo una battuta, ma a parte la concreta possibilità che qualcuno la potesse intendere invece come una missione concreta, la frase di Raimo appartiene a quel linguaggio d’odio sempre denunciato e stigmatizzato dalla sinistra, ma evidentemente solo se a usarlo sono altri, “le destre”, i Vannacci. Se lo usa un personaggio pubblico di sinistra, per di più un educatore autorizzato, va tutto bene. Giusta quindi la sanzione. La vera domanda che ci si dovrebbe porre è invece un’altra: quante sono le espressioni d’odio da parte di docenti che passano, senza che nessun Ufficio scolastico le rilevi, nelle aule italiane? Che fine ha fatto il docente che al Righi di Roma indicava con nome e cognome un alunno perché ebreo? O la preside fiorentina che straparlava di “rischi di fascismo” perché ci sono un governo e un ministro di destra? Tutto bene, tutta libertà di critica?

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