Editoriali
Divieto di parola all'università
Contestare Israele si può, parlare di vita, no. Gli universitari di Comunione e liberazione organizzano un incontro dal titolo “Accogliere la vita, storie di libere scelte” e vengono ricoperti di acqua, insulti e minacce. Bella idea di democrazia
Denunciare il patriarcato nelle aule universitarie ovviamente si può, così come i crimini contro l’umanità commessi da Israele, dal suo governo, dal suo popolo. Se però è in programma un incontro dal titolo “Accogliere la vita, storie di libere scelte”, no. Vietato. E’ quanto si è visto l’altra sera all’Università Statale di Milano, dove l’appuntamento organizzato dalla lista Obiettivo Studenti, espressione degli universitari di Comunione e liberazione, è stato preso d’assalto dagli studenti di sinistra (Studenti indipendenti Statale, Udi, Rebelto, Cambiare Rotta): le relatrici invitate (Soemia Sibillo, direttrice del Centro Aiuto alla vita Mangiagalli, Chiara Locatelli, palliativista e neonatologa presso il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, Costanza Raimondi, assegnista di ricerca in Bioetica alla Cattolica) non hanno potuto parlare.
Agli organizzatori è stata lanciata addosso dell’acqua, i microfoni sono stati staccati, così come l’elettricità in aula. Insulti, bestemmie, minacce personali a una delle relatrici, striscioni contro il governo e le autorità della Statale ree di avere permesso lo svolgimento dell’incontro. “Non possiamo accettare la presenza di questi soggetti in università, non possiamo accettare che il nostro ateneo permetta lo svolgimento di un evento del genere. Fuori i movimenti cattolici antiabortisti dalle nostre università, dai consultori, dagli ospedali, dalle nostre mutande”, si leggeva sui social. Il tutto è stato documentato da diversi video. Alla fine, dopo mezz’ora di contestazione, i trecento presenti sono stati costretti ad abbandonare l’aula senza aver potuto ascoltare le relazioni. Gli studenti di sinistra hanno esultato, con urla e applausi, come a sottolineare una vittoria della democrazia e – secondo loro – della laicità, non sapendo neppure cosa voglia dire (hanno citato però Hannah Arendt nel confuso fluire della loro contestazione). Quanto alla democrazia, strana versione è quella che proibisce alla controparte ideale perfino di aprire bocca. Nelle università italiane, evidentemente, va di moda la sua variante totalitaria.