Doppio strike: prima Assad, poi il jihad La paura degli strike americani mette pressione all’establishment di Damasco e apre le prime crepe tra i lealisti del presidente Bashar el Assad. Da due giorni c’è traffico in uscita sulla corsia preferenziale dell’autostrada che corre tra la capitale e Beirut – è la corsia militare usata dai vip siriani, che saltano i posti di blocco e i controlli (è la stessa usata anche dal gruppo libanese Hezbollah). La bolla di sicurezza che protegge il centro di Damasco, dove la vita continua a svolgersi nella normalità anche adesso, al terzo anno di guerra, ora non è più considerata invulnerabile in vista dei possibili bombardamenti, scrive Martin Chulov, inviato del Guardian a Beirut. Ferraresi Obama in guerra è un maledetto dettaglista e ignora gli imperativi morali - Carretta Multilateralista, a moi? Hollande è pronto ad andare in Siria senza Onu - L'editoriale Bonino e le basi della politica estera 29 AGO 2013
In Israele arriva “Y”, la superspia che consiglierà Netanyahu sull’Iran. Chi è il nuovo capo della sicurezza Fino a due settimane fa il nome di Yossi Cohen era protetto dalla censura militare israeliana. Sulla stampa compariva soltanto come “Y.”, con la lettera ebraica yud del suo nome. Cohen era infatti il vicedirettore del Mossad, il servizio segreto dello stato ebraico. Una carica operativa che doveva restare nell’ombra, non come il direttore. Poi lunedì è arrivato l’annuncio, da parte del premier Benjamin Netanyahu, che Cohen andrà a dirigere il National Security Council, l’organismo centrale nella sicurezza israeliana. Cohen sarà anche consigliere personale di Netanyahu. 28 AGO 2013
I modelli Kosovo e Libia L’attacco alla Siria sarà uno strike di punizione oppure “Kill Assad”? Gli Stati Uniti non sono mai stati così vicini a lanciare una serie di strike contro bersagli in Siria, in risposta a una strage di civili compiuta con armi chimiche dall’esercito del presidente Bashar el Assad. C’è però una questione di fondo non risolta: l’Amministrazione Obama non dice ancora qual è il suo obiettivo finale. Qual è lo scopo di questa guerra? Si tratta forse di sferrare strike limitati che dovrebbero funzionare da deterrente e convincere il governo siriano a non usare più le armi chimiche contro i civili? Il New York Times ha avallato questa tesi già domenica, scrivendo in un titolo di “una campagna aerea come in Kosovo nel 1999”. Oppure c’è di più? 27 AGO 2013
L’allerta di Israele Le chiamate al 171, centralino del servizio postale israeliano che distribuisce alla popolazione le maschere anti-gas, sono triplicate nelle scorse ore, assieme al numero di cittadini che si è presentato ai centri di distribuzione in tutto il paese. Si intensificano infatti in questi giorni gli indizi di una possibile operazione militare americana contro la Siria, dopo i presunti attacchi chimici che mercoledì avrebbero ucciso nei sobborghi di Damasco centinaia di persone. Per molti israeliani, il timore è quello che un attacco militare degli Stati Uniti e dei loro alleati possa rendere Israele, vicino della Siria e del Libano con i quali è formalmente in guerra, il più ovvio obiettivo di una rappresaglia armata. Rolla Scolari 27 AGO 2013
Cinismo scadente sulla pelle dei siriani “Uno stallo prolungato sarebbe l’unico risultato non dannoso per gli interessi americani”, scrive Edward Luttwak in un editoriale pubblicato domenica sul New York Times. Il succo del suo ragionamento è semplice: in questo momento in Siria un consorzio formato dal governo di Assad, dal gruppo libanese Hezbollah e dall’Iran – e quindi ostile agli Stati Uniti – sta affrontando gruppi di ribelli dominati da estremisti di al Qaida. All’America conviene che nessuno dei due vinca e che, anzi, continuino a massacrarsi a vicenda. Redazione 27 AGO 2013
Assad sulle accuse al regime: "Un insulto al buonsenso" Gran Bretagna e Stati Uniti pensano a un intervento in Siria Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sarebbero pronti a lanciare un attacco missilistico contro il regime siriano di Bashar al-Assad. I vertici militari dei due paesi stanno mettendo a punto la lista degli obiettivi da colpire. Lo ha scritto la stampa britannica. Secondo il quotidiano britannico Telegraph infatti un'azione militare potrebbe partire già entro la prossima settimana, mentre il Daily Mail riferisce che il presidente Usa Barack Obama e il premier britannico David Cameron, in un colloquio telefonico di 40 minuti nel corso del weekend, avrebbero discusso del piano di attacco che potrebbe essere messo a punto entro le prossime 48 ore. Redazione 26 AGO 2013
Dopo la strage a Damasco L’intelligence americana ha visto movimento negli arsenali chimici di Assad Il giornalista David Martin della rete americana Cbs ha detto ieri che l’intelligence americana ha osservato “movimento nei siti delle armi chimiche dell’esercito siriano” prima del presunto attacco con il gas che mercoledì ha ucciso centinaia di civili nella periferia controllata dai ribelli della capitale Damasco (per essere più precisi: le morti sono avvenute in otto quartieri diversi). L’informazione è importante perché secondo gli esperti molti tipi di gas – incluso il gas nervino sarin – sono prodotti instabili nella loro forma finale e per questo gli ingredienti devono essere mescolati e spostati poco prima dell’utilizzo. E’ questo il movimento osservato dall’intelligence americana? 24 AGO 2013
Che fine ha fatto l’Italia nel Mediterraneo? In Siria dovrebbe fare così La più volte tracciata Red line è stata superata all’alba di mercoledì 21 agosto nei sobborghi di Ghouta, Ain Tarma, Zamalka e Jobar alla periferia di Damasco. Centinaia di video e foto hanno raccontato molto più che l’ennesima carneficina. Questa volta le immagini non lasciano dubbi e ricordano Halabja, quando nel 1988 Saddam sterminò un intero villaggio curdo nel nord dell’Iraq usando gas al cianuro, nel quadro della campagna di “Anfal”, un piano sistematico per lo sterminio degli oppositori curdi. Le immagini che arrivano dalla Siria raccontano di civili, moltissimi bambini, senza ferite da arma da fuoco e tutti morti soffocati da agenti chimici, come confermano molti medici e tecnici di numerose ong indipendenti sul campo. di Gianni Vernetti Redazione 23 AGO 2013
Ribelli addestrati da Washington in Siria? Un primo gruppo di 300 ribelli siriani addestrati dagli americani in Giordania sta combattendo vicino Damasco e questo avrebbe provocato la reazione rabbiosa del regime di mercoledì con armi chimiche, scrivono il Figaro e il sito israeliano Debka. Lo scoop ancora non ha sostanza, anche se da tempo si parla dell’apertura di un fronte sud. Intanto, la reazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu alle notizie sugli attacchi chimici è formulata in un linguaggio anche più sciatto e prudente di quello che normalmente circola al Palazzo di Vetro. Raineri Lo studio che smentisce il Pentagono: fermare Assad si può (ma non si vuole) - Vernetti Che fine ha fatto l’Italia nel Mediterraneo? In Siria dovrebbe fare così 23 AGO 2013