Le scelte dell’America La Cia di Obama riparte dall’uomo dei droni e della guerra giusta La costruzione del nuovo team della sicurezza nazionale di Barack Obama è un gioco di bilance e compensazioni, un calcolo che raffredda le scelte più controverse con nomi convenzionali pescati nello stagno dell’establishment. Niente di più obamiano. Ieri il presidente ha promosso il superconsigliere per la sicurezza, John Brennan, a capo della Cia – posto lasciato vacante dopo la cacciata, per ragioni esclusivamente private, del generale David Petraeus – e ha formalizzato la nomina dell’ex senatore repubblicano Chuck Hagel al vertice del Pentagono. 07 GEN 2013
Chi difenderà Israele? Dietro le quinte nel Pentagono di Tel Aviv Sul tavolo del prossimo “Mar Bitachon”, il ministro della Difesa che guida il Kirya, il Pentagono di Tel Aviv, ci saranno due grandi dossier da gestire: l’uranio di Qom, il bunker atomico in cui l’Iran fabbrica la bomba nucleare, e lo spettro di una nuova offensiva violenta palestinese. Due giorni fa l’ex premier Ehud Olmert ha scandito: “Siamo sull’orlo di una Terza intifada”. 07 GEN 2013
Il rebus Arafat Con Yasser Arafat i conti non tornano mai. Non tornavano da vivo, figuriamoci da morto. La sua prima menzogna riguardava proprio il luogo di nascita. Per anni il leader palestinese ha fatto credere di essere nato a Gerusalemme, nelle case di fronte al Muro del Pianto, poi nel 1997 si scopre che Mohammed Abdel Rahman Abdel Raouf Arafat al-Qudwa al-Husseini, il suo nome completo, è nato al Cairo, Egitto. 23 DIC 2012
La caduta dei generali Dwight Eisenhower e Charles De Gaulle hanno fatto la storia di Stati Uniti e Francia, ma sono anche rimasti delle celebri eccezioni di militari alla guida delle democrazie. In Israele le mostrine da sempre impreziosiscono le spalle dei leader politici. Gli ultimi sei su otto primi ministri dello stato ebraico dal 1974 a oggi hanno avuto speciali credenziali militari. Ma adesso il paese sembra pronto a voltare pagina, in nome di una “normalizzazione”, che altri chiamano “èra post eroica d’Israele”. 17 DIC 2012
Una falla nella strategia di Morsi Due giorni fa non si è trattato di una fuga dal Palazzo presidenziale assediato dalla folla, un’umiliazione che, in fondo, non era toccata nemmeno a Hosni Mubarak. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha scelto piuttosto di sfilarsi dal fronte della folla di manifestanti: un modo per disinnescare la tensione, tanto più che l’orario di ufficio era finito. La prova è che il giorno dopo, in quell’ufficio, si è ripresentato come se nulla fosse. Leggi La rabbia del Cairo Redazione 05 DIC 2012
Un appuntamento a Berlino L’ultimo incontro del capo dei servizi libanesi saltato in aria a Beirut Wissam al Hassan è il generale dei servizi segreti libanesi assassinato con un’autobomba il 19 ottobre mentre circolava per Beirut in incognito – o almeno così lui credeva. Era appena tornato da Parigi, dove era stato a trovare la famiglia che si è trasferita là per ragioni di sicurezza dal 2005. Prima di volare nella capitale francese per motivi personali, il generale era stato a Berlino insieme con altri quattro uomini dei servizi libanesi, ufficialmente per incontrare Jörg Ziercke, capo della polizia federale tedesca. A Berlino però Wissam al Hassan aveva incontrato anche uomini dei servizi segreti tedeschi (Bnd) e una delegazione di palestinesi di Hamas, il gruppo armato che controlla la Striscia di Gaza. 01 DIC 2012
Palestina all’Onu Lo scorso aprile l’Autorità nazionale palestinese ha chiesto al Tribunale penale internazionale dell’Aia, che ha appena festeggiato i dieci anni di attività, di indagare i “crimini di guerra” israeliani. La risposta del procuratore, l’argentino Luis Moreno-Ocampo, è stata, per questa volta, negativa: “Soltanto gli stati membri sono ammessi”. Con il possibile ingresso della Palestina alle Nazioni Unite, invece, Israele rischia di essere trascinato in tribunale come criminale di guerra. 28 NOV 2012
Due correnti, due padrini Ma quanto si urlano al telefono questi leader (divisi su tutto) di Hamas Chi torna quando ormai sembrava bollito, chi perde e non si rassegna, chi mantiene la posizione. Gli otto giorni di guerra a Gaza cambiano la mappa del potere tra i capi palestinesi di Hamas, nella Striscia di Gaza, e di Fatah, a Ramallah. Si parte da un articolo del quotidiano arabo al Jarida, dal Kuwait: scrive che il vero obiettivo dello strike israeliano che ha dato inizio agli otto giorni di guerra a Gaza non era in realtà Ahmed Jaabari, comandante dell’ala militare di Hamas, ma il capo del movimento che controlla la Striscia, Ismail Haniyeh. 27 NOV 2012