Il #Metoo sbarca nella "Città del peccato"
Si dimette Steve Wynn, re dei casinò accusato di molestie: “Ci troviamo in un mondo in cui chiunque può fare accuse, indipendentemente dalla verità", si difende lui
Il gioco d'azzardo legalizzato, alcol a fiumi a ogni ora del giorno e della notte e un'ampia scelta in fatto di spettacoli per adulti le hanno procurato il soprannome di “Sin City”, la città del peccato. Anche se l'amministrazione locale e l'ufficio del turismo preferiscono chiamare Las Vegas “la capitale mondiale dell'intrattenimento”, non ci voleva molto a immaginare che la caccia all'orco del #Metoo arrivasse pure tra i neon della Strip. Steve Wynn, il mogol dei casinò, che ha portato a un nuovo livello proprio la Strip – costruendo case da gioco e lussuosi resort multiuso con vulcani artificiali, fontane danzanti e cuochi francesi – ha rassegnato le dimissioni martedì come presidente e amministratore delegato della sua compagnia, sulla scia delle accuse di molestie sessuali descritte in un'indagine del Wall Street Journal il mese scorso. Matt Maddox, attuale presidente, assumerà la carica di ad.
Secondo la ricostruzione del quotidiano americano, non molto tempo dopo l'apertura dell'ammiraglia Wynn Las Vegas nel 2005, un'estetista che lavorava lì è arrivata nel salone della manicure visibilmente scossa dopo un appuntamento nell'ufficio del magnate. Singhiozzando, ha detto a una collega che Wynn l'aveva costretta a fare sesso con lui. Dopo essere stata informata delle accuse, il supervisore della donna ha detto di avere presentato un rapporto dettagliato al dipartimento risorse umane del casinò raccontando l'episodio. Wynn ha accettato di pagare alla dipendente 7,5 milioni di dollari per non rendere pubblica la faccenda. Ma la storia della violenza è stata comunque presentata in una causa legale di divorzio, nella quale l'ex moglie di Wynn cerca oltretutto di eliminare le restrizioni sulla vendita della sua quota di azioni della Wynn Resorts Ltd. In un'udienza, gli avvocati del tycoon hanno ammesso di avere effettuato il pagamento.
Al di là di questo caso, decine di persone intervistate dal Wsj che hanno lavorato nei casinò di Wynn hanno riferito comportamenti che equivarrebbero, testuale, a “un modello decennale di cattiva condotta sessuale” da parte dell'imprenditore. Tra le accuse c'è il fatto che si sarebbe tolto l'asciugamano che gli copriva i genitali durante dei massaggi e insistenti richieste di rapporti sessuali verso le donne. Alcune dipendenti hanno dichiarato che il potere di Wynn a Las Vegas aggiungeva un senso di dipendenza e intimidazione quando lui faceva le sue avance. Alcune hanno dichiarato che a volte “la sensazione era accentuata dalla presenza in uno spazio ristretto di uno o più dei suoi pastori tedeschi, addestrati a rispondere a comandi in tedesco”. Tutte le donne intervistate che hanno rifiutato di concedersi a Wynn confermano però al Wsj che lui avrebbe smesso di importunarle, senza conseguenze per il loro lavoro.
Wynn nega le accuse e imputa all’ex moglie Elaine di avere istigato una campagna mediatica contro di lui nel quadro di una “causa terribile e feroce” per la revisione delle condizioni di divorzio: “L'idea che abbia aggredito una donna è assurda”, ha detto. Settantasei anni appena compiuti, l'ex rivale in affari poi diventato alleato politico di Donald Trump a gennaio 2017 si era già dimesso dal suo incarico di tesoriere del comitato nazionale repubblicano, posto che aveva occupato quando The Donald era diventato presidente. In una dichiarazione scritta ha spiegato che, comunque la si pensi, il fatto di avere pagato la sua dipendente per metterla a tacere non è una prova della sua colpevolezza: “Ci troviamo in un mondo in cui chiunque può fare accuse, indipendentemente dalla verità, e a uno non rimane che la scelta di subire la pubblicità negativa o impegnarsi in cause legali pluriennali”.
Il miliardario, considerato l'architetto della moderna Las Vegas, possiede quasi il 12 per cento di Wynn Resorts, una partecipazione del valore di 2,4 miliardi di dollari ed è considerato parte integrante del successo della società, tanto che il suo autografo è il logo aziendale. Di recente, la società aveva dichiarato: "Se perdiamo i servizi di Wynn, o se non è in grado di dedicare sufficiente attenzione alle nostre operazioni per qualsiasi altra ragione, la nostra attività potrebbe essere significativamente compromessa”. Le azioni di Wynn Resorts sono calate di circa il 18 per cento dall’inizio dello scandalo.
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