Uno schianto di femminista
Jennifer Lawrence, criticata per la foto su una terrazza londinese con addosso un vestito nero di Versace scollato e con un gran spacco, risponde: “Questo non è femminismo”
Mi vesto come voglio e dove voglio, se ho freddo sono affari miei, ripigliatevi tutti. Jennifer Lawrence ha commentato su Facebook la controversia “indosso un abito scollato stando al freddo”, meglio nota come “WarmCoatGate”, che nelle ventiquattro ore precedenti aveva assunto i contorni dello scandalo. Martedì l’attrice ha scattato una foto su una terrazza londinese con addosso un vestito nero di Versace scollato e con un gran spacco (rivisitazione di un grande classico del brand), assieme ai suoi quattro colleghi del film “Red Sparrow” che avevano la giacca. Lei con le spalle e la coscia fuori, a quattro gradi con pioggia e vento, loro coperti. “Deprimente e rivelatore”, ha tuittato la vicedirettrice del magazine inglese NewStatesman commentando la foto: “La vera uguaglianza significa o che la Lawrence si infili un cappotto o che Jeremy Irons si metta in posa con quei pantaloni che lasciano scoperte le chiappe”. Zelda Williams, figlia del mitico Robin, ha aggiunto: “Quanti uomini conosco che vanno alle conferenze stampa appena usciti dal letto mentre le donne devono alzarsi alle quattro di mattina per sistemare trucco e parrucco. Le aspettative sulle donne che devono essere fisicamente in ordine per essere considerate ‘diligenti’ sono dieci volte più alte”. Il sito femminista Jezabel ha tuittato: “Date un dannato cappotto alla Lawrence”, aggiungendo sarcastico: “Se guardate una donna vestita in modo appropriato per difendersi da vento e pioggia, vi dimenticate quanto è sexy? Sì. Grazie, stylist della Lawrence, per aver rispettato questa verità”.
Lo scandalo del cappotto caldo è diventato presto chiacchieratissimo, la Lewis si è intestardita, ha risposto ad alcuni, e poi si è dilungata sulla libertà di scelta: “La grande ondata di persone che mi sta dicendo che la Lawrence ODIA i cappotti e dovrei celebrare la sua agenzia mi ha portato a ritrovare una versione free di uno dei migliori pezzi recenti sulla formazione femminista”, citando un articolo di Michaele Ferguson che spiega che quando una donna dice di aver “scelto” una cosa femminista spesso è motivata “dalla paura della politica”. Essenzialmente, dice la Lewis, dire che è una scelta è un modo per annichilire il dibattito su come la società modella e limita le nostre scelte: “I rifugiati ‘scelgono’ di andare su barche pericolanti per attraversare il Mediterraneo. Non per questo sono più liberi”.
Se si vanno a vedere un po’ di tuitt, si vede che è bastato un attimo per buttare nella discussione tutto, il vestito, le tette mezze fuori, la donna oggetto vittima del mondo maschilista, e un certo rancore nei confronti della stessa Lawrence, con ammiccamenti beceri alle foto hackerate del 2014, quelle in cui si vedeva ben oltre lo spacco e la scollatura. Quella era stata una violazione illegale, ma in questo cortocircuito strampalato in cui non si sanno più riconoscere vittime e carnefici, ogni cosa è buona per confermare la tesi: una così non può che essere sottomessa, non può che presentarsi mezza nuda nella tormenta perché è stata obbligata, se dice il contrario è perché si sente in dovere di farlo, per difendere una libertà di scelta che in realtà non esiste.
Non so nemmeno da che parte cominciare, ha risposto la Lawrence su Facebook, ma ripigliatevi. Siete “comici e anche molto offensivi”, ha detto, sono stata lì fuori cinque minuti, ma sarei andata anche sotto la neve con quell’abito spettacolare, vi pare che avrei mai potuto rovinarlo con un cappotto o una sciarpa (si sente tutto l’orrore che prova all’idea di coprirsi)? I vostri commenti sono “sessisti, ridicoli, questo non è femminismo. Reagire in modo eccessivo su tutto, fare polemica su cose stupide e innocue come quello che indosso o non indosso, non è fare passi avanti. È creare stupide distrazioni dalle questioni reali”. Ripigliatevi, insomma, anche aver freddo è una scelta, nessuno sceglie per me, né i vestiti né altro. Naturalmente nemmeno questo è servito, perché figurarsi se la Lawrence sceglie, figurarsi se qualcuno si sogna di riconoscere, in un colpo solo poi, un bel vestito e una donna forte. Meglio trattarla come una sguaiata, che costruisce un personaggio spontaneo che è pura finzione, una bambolona, una volgarotta. Troppo femmina per essere femminista.
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