Il mondo del lavoro è più rosa di quello che dicono le femministe #metoo

Secondo un nuovo report Ria Grant Thornton, l'Italia con il 71 per cento di presenze femminili negli organi decisionali aziendali è sopra la media Ue per numero di donne leader in azienda

Redazione

Ria Grant Thornton, uno dei principali network di consulenze e revisioni nel mondo, ha pubblicato l'edizione 2018 del report annuale "Women in business": 5.000 interviste a ceo e alti dirigenti, sia uomini che donne, in 140 paesi. Le politiche a sostegno delle donne in azienda – focus di quest'anno – siano esse part-time, permessi parentali o parità di salario – da sole non bastano. Secondo il report, le imprese che hanno almeno una donna in ruoli di senior leadership sono aumentate rispetto al 2017, passando dal 66 al 75 per cento su scala mondiale, ma sono sempre più uomini a comporre numericamente i vertici aziendali: "Seppur il numero totale sulle aziende è aumentato, la composizione e la proporzione fra uomini e donne presenti all'interno dei cda resta pur sempre intorno a un 20-24 per cento". L'Italia con il 71 per cento di presenze femminili negli organi decisionali aziendali e 34 per cento (27 per cento nel 2017) di proporzione nei medesimi organi rispetto alla presenza maschile si conferma tra le primi 10 nazioni al mondo, mentre il dato medio nel vecchio continente resta al 27 per cento.

  

Come si chiedeva sul Foglio Mariarosaria Marchesano, si può misurare, in termini di risultati aziendali, il contributo della presenza femminile nei board e nei consigli di amministrazione? Sarebbe interessante saperlo, a cinque anni dell’entrata in vigore in Italia della legge Golfo-Mosca sulle “quote rosa” (e in quelle pubbliche) che pure qualche dubbio sul concetto di merito ha generato. Thomson Reuters prova già da alcuni anni a capire il fenomeno attraverso l’analisi di 6.000 aziende nel mondo che classifica sulla base della loro capacità di promuovere la diversità, non solo quella di genere, ma anche generazionale, culturale e di competenze, a partire dalla composizione del proprio consiglio di amministrazione. Per la prima volta Thomson Reuters ha estrapolato dalla classifica mondiale trenta società italiane e creato un indice ad hoc per mettere a confronto la performance realizzata negli ultimi cinque anni con quelle del Ftse Mib e del Morgan Stanley Italia. “C’è una crescente evidenza della correlazione tra l’attenzione di un’azienda nel creare un’organizzazione impegnata sulla diversità e l’inclusione e l’andamento del titolo in Borsa” – dice Filippo Cambieri, specialist advisory e investment manager di Thomson Reuters – le 30 società da noi prese in considerazione sulla base di questi parametri riscontrano una performance decisamente superiore al mercato”. 

   

Anche Paola Bulbarelli, sempre su queste colonne, ha raccontato come a Milano ruoli apicali sono stati e sono ricoperti da donne. E allargando lo sguardo oltre Oceano, un'indagine del Wall Street Journal ha evidenziato che negli Stati Uniti le top manager guadagnano più dei loro colleghi maschi.

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