Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi (foto LaPresse)

Non sentiremo la mancanza del Codacons

Redazione

Se chiude, le procure avranno meno materiale per fare inchieste temerarie

La notizia, qui al Foglio, la si è appresa con sgomento: il Codacons a settembre sarà costretto a chiudere per bancarotta, dopo il pignoramento di beni per 300.000 euro da parte dell’Agenzia delle entrate. Il tristo annunzio è stato confermato anche dal presidente Carlo Rienzi. Il quale, fedele fino alla fine al suo coriaceo sforzo di non agitare mai accuse a casaccio, con la consueta attinenza ai soli fatti documentati, ha scritto: “Ci giunge notizia di grandi festeggiamenti fatti tra i gestori di gioco d’azzardo, i fornitori di servizi telefonici, le compagnie aeree incuranti dei diritti dei passeggeri, i banchieri speculatori”. E ha poi alluso a bieche macchinazioni dell’Agenzia delle entrate per fare fuori la scomoda Onlus che da decenni combatte al fianco dei cittadini inermi di fronte allo strapotere di lorsignori. E lo fa con furia implacabile: riuscendo in un solo giorno – preso a caso nell’archivio Ansa: il 6 aprile 2017 – a denunciare o diffidare il cda della Rai, Zingaretti, il presidente della Conferenza dei servizi sullo stadio della Roma, gli alberghi di Milano e provincia, Paolo Mieli, le “liberalizzazioni flop”. E tuttavia lo sgomento, qui, più che per la futura mancanza di battaglie temerarie al servizio della collettività, nasce al pensiero di certe procure che si ritroveranno prive di un sostegno così valido nel denunciare gli scandali: dal freddo nelle scuole alle file ai musei, passando per l’anatocismo bancario. Ma forse la crociata più meritevole del Codacons resta quella contro la pericolosità dei vaccini per la presenza di metalli pesanti in essi contenuti. Ne è nata perfino un’inchiesta, a Torino. Che si è chiusa, immancabilmente, con la richiesta di archiviazione. Ma quest’ultimo, in fondo, è un dettaglio irrilevante.

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