Sacrificatevi tutti, dicono quelli di Extinction Rebellion
Con XR l’ambientalismo diventa nichilismo (upper class)
Tra i 936 manifestanti arrestati nel fine settimana a Londra per avere bloccato alcuni snodi cittadini importanti durante la manifestazione dell’organizzazione Extinction Rebellion (XR) c’è anche il campione olimpico di canoa Etienne Stott, 39 anni, che aveva tenuto un comizio sul tetto di un autobus mentre bloccava il ponte di Waterloo. “E’ dura disturbare la vita delle persone – ha detto – ma per le persone sarà molto peggio se non dichiariamo un’emergenza ambientale e non affrontiamo i cambiamenti climatici”. Il problema è che nel disturbare la vita altrui i manifestanti disturbano la loro per prima. Dicono che l’ambientalismo non riceve sufficiente copertura mediatica e che, secondo XR, “gli approcci convenzionali di voto, lobbismo, petizioni e protesta sono falliti perché i potenti interessi politici ed economici impediscono il cambiamento”. Sono affermazioni mendaci perché l’ambientalismo non ha mai avuto così tanto spazio mediatico come oggi con la paladina Greta Thunberg né così tanta attenzione dall’industria, compresa quella petrolifera, impegnata in un “greenwashing” senza precedenti.
Gli attivisti sono per lo più bianchi, benestanti e spesso anziani e ritengono che un cambiamento per via democratica sia impossibile. Ci sono elementi comuni con il gli anti Wall Street di Occupy, compreso il fatto che uno degli organizzatori, George Barda, fa parte dei direttori di Compassionate Revolution Ltd. società partner di XR. La battaglia anti capitalistica ora blocca strade, autobus, treni e aerei, simbolo di libertà di movimento nonché una delle conquiste più grandi dei nostri tempi. Non sorprende che poche persone della classe operaia condividano la convinzione degli ambientalisti che siamo tutti troppo ricchi. La critica al capitalismo per XR non è superabile con la creazione di una società dell’abbondanza per le masse ma con l’austerità: abbiamo troppo e dovremmo tornare a uno stato preindustriale sacrificando noi stessi. Il primo sacrificio è quello dei manifestanti che devono essere disposti a farsi fermare dalla polizia – l’organizzazione pubblica sul sito un manuale per gestire l’arresto – a proprio rischio e spese. Sacrificio, ma per cosa?