Non sculacciare
In Francia lo stato si sostituisce alla famiglia e mette al bando gifle e fessée
Niente più sculacciate. E niente più sberle, pizzicotti e ogni sorta di sgridata anche se sono a scopo educativo, perché rappresentano “violenze fisiche e psicologiche” che i bambini francesi non possono più sopportare. La Francia, ieri, ha detto addio al principio di autorità parentale, introducendo nel Codice civile un paragrafo che vieta totalmente le cosiddette “violenze educative ordinarie”. Con questa formula, molto chiassosa, si vieteranno in realtà tutte le forme coercitive, anche quelle più tollerate per educare la propria prole: da quelle fisiche, schiaffi e scuotimenti, a quelle verbali, prese in giro o rimproveri in pubblico per qualche marachella di troppo, passando per quelle psicologiche, come colpevolizzazioni e minacce. Soprannominato “legge antisculacciata”, il provvedimento promosso dai centristi del MoDem e votato ieri al Senato in via definitiva dopo un travagliato iter legislativo, conferma il tic giacobino della Francia, dove lo stato spesso e volentieri si sostituisce alla famiglia come educatore.
Da ieri, non si potrà più “lasciare un bambino piangere da solo” e nemmeno “minimizzare il suo dolore e le sue emozioni”. Ma soprattutto sarà illegale, da genitore, dare una “petite gifle”, uno schiaffetto, o una “petite fessée”, una sculacciatina educativa. “E’ una legge pedagogica”, sostengono i promotori, “un divieto di principio”. L’obiettivo, secondo gli stessi, è allineare i comportamenti della Francia a quelli della Svezia, che ha votato un testo simile nel 1979. Il Codice penale francese prevede già delle dure sanzioni per chi maltratta i bambini e si rende colpevole di violenze nei loro confronti. Non c’era bisogno di approvare questo testo soft-totalitario, che conferma la presenza ingombrante dello stato centrale in ogni aspetto della vita quotidiana.
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