Una indigestione di antirazzismo
Via i cioccolatini “moretti”. Quando degenera un’ideologia giusta
La catena svizzera di supermercati Migros elimina i dolci chiamati “moretti” (in tedesco “Mohrenköpfe”, teste di moro) dai suoi scaffali. “Abbiamo deciso di togliere il prodotto dal nostro assortimento. L’attuale dibattito in corso ci ha spinti a rivalutare la situazione. Ci è chiaro che anche la nostra decisione creerà discussioni”, ha twittato la stessa Migros.
Il dibattito non è un dibattito, ma un diktat violento e riguarda ormai le incursioni antirazziste – o meglio, le degenerazioni di un sentimento lodevole, che ha portato in piazza in tutto il mondo non solo persone che sognano di abbattere statute – in ogni angolo della nostra vita, compreso quello che mangiamo.
Sono molti anni che i moretti sono accusati di razzismo. “L’antirazzismo non è più, ahimè, solo la difesa della pari dignità delle persone, ma un’ideologia, una visione del mondo” ha detto Alain Finkielkraut al Figaro. E allora l’antirazzismo penetra ovunque, da buona visione del mondo: nella moda, con le grandi case di produzione che si adeguano ai dogmi dell’ideologia per non perdere fette di mercato; nella comicità, che il leggendario Mel Brooks ha detto è stata “uccisa” dal politicamente corretto; nei cartoni animati, con l’autocensura perfino in quegli irriverenti dei Simpson; nel cinema, con “Via col vento” appena deprogrammato dalla Hbo; nei dizionari, con il Merriam-Webster che due giorni fa ha aggiornato la voce razzismo per aggiungere quello “sistemico”, e perfino nella produzione dolciaria.
Si pensa di eliminare un dolcetto squisito come i moretti per far avanzare la causa dell’uguaglianza e della fraternità, oltre che la condizione delle minoranze. Ci sarebbe da rotolarsi per terra dalle risate, liquidare la vicenda con due battute, persino ignorarla, se non fosse invece tutto maledettamente serio. L’effetto, in un momento di stravolgimenti economici, sanitari e politici, è perfino quello di un’arma di distrazione di massa.
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