I caratteri della malattia epidemica creano differenze oggettive di pericolosità per le diverse fasce d’età. I più anziani sono più esposti ai pericoli maggiori, compreso quello più nefasto, mentre i giovani (salvo eccezioni) guariscono rapidamente oppure non si accorgono neppure di avere contratto il contagio. Se si somma questo dato oggettivo alla propensione soggettiva degli anziani a cercare sicurezza e quella dei giovani a sentire più pressante il desiderio di libertà, si vede come sia possibile una sorta di scontro generazionale. Per contrastare questa prospettiva non bastano le prediche che ammoniscono i giovani a preoccuparsi di non diffondere un contagio che può costare la vita agli anziani.
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