editoriali
Murgia in divisa di Hamas
Lo screenshot islamofascista la schiera con i terroristi e contro donne e gay
Male non fare, paura non avere. Di sicuro paura di Michela Murgia, nonostante i suoi sguaiati toni prevaricatori, non ne abbiamo. Ma un poco di apprensione dovrebbe sorgere, nei difensori della democrazia, di fronte a certe uscite della notoria agit-prop. Alzate d’ingegno che, questa volta, raggiungono le vette dell’islamo-fascismo. Perché Michela Murgia, che ha tanta paura del generale Figliuolo perché indossa la divisa (essendo un militare) è invece entusiasta quando vede le divise degli squadroni di Hamas.
La sconcertante (ma neanche poi tanto: semel estremista, semper estremista) scoperta l’ha fatta Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, e ne ha dato notizia in un tweet. Succede che Murgia ha pubblicato una storia su Instagram, rubricata “pulire le cartelle delle immagini e trovare vecchi screenshot di cui andare ancora fieri”. Lo screenshot di cui la raffinata intellò che vuole usare lo “schwa” per non offendere manco le desinenze dei fili d’erba va “fiera” è agghiacciante. Qualcuno le aveva scritto: “Ciao! Senti… Ho visto un po’ di cose che hai scritto in giro sulla questione dell’atleta egiziano che non ha stretto la mano all’israeliano. Ma tu come la pensi sulla questione israelo-palestinese? Scusa, so che la domanda è complicata, che è difficile capire dove stanno i torti e le ragioni, ma puoi anche rispondere subito…”. Invece, la sventurata rispose: “Non è affatto complicato. La penso come Hamas”. E il (la?) malcapitat*: “Stai scherzando?”. La kapò: “Non scherzo mai su Gaza”. Con la granitica, paurosa certezza di un’islamofascista, appunto. Ruth Dureghello, che certo non ha paura, ha commentato a dovere: “Pensarla come Hamas significa sostenere il terrorismo islamista, volere lo sterminio degli ebrei, la sottomissione delle donne e la lapidazione degli omosessuali. E’ gravissimo e incomprensibile che Michela Murgia possa sostenere queste tesi inaccettabili e intrise di odio”. E’ gravissimo, ma non è per nulla strano.
I guardiani del bene presunto