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Editoriali

I trans e l'incredibile legge spagnola

Redazione

Rendere opzionale l’identità per i minorenni non è autodeterminazione

Dopo mesi di discussione, il governo spagnolo ha approvato il disegno di legge “per l’eguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per i diritti delle persone lgtbi”. Il punto più controverso è la norma che consente a chi ha più di 16 anni (ma anche a partire da 12 se ha il consenso dei genitori o di un tutore legale) di scegliere a che sesso appartiene, senza alcun vincolo o controllo. La “libera autodeterminazione di genere” che comporta anche il cambiamento del nome deve solo essere confermata dopo tre mesi dall’interessato, ed è reversibile.

 

L’iniziativa è stata presa da Irene Montero, di Podemos, è stata a lungo osteggiata dalla vicepremier socialista Carmen Calvo e anche da ampi settori del movimento femminista, ma alla fine ha ottenuto il via libera dell’esecutivo e nelle prossime settimane verrà sottoposta al voto del Parlamento. Libera autodeterminazione è un concetto affascinante ma pericoloso, come sanno anche i ministri di Madrid alle prese con la libera autodeterminazione dei separatisti catalani.

 

L’idea che l’identità sessuale sia del tutto opzionale, indipendentemente dai caratteri biologici, che sia addirittura reversibile, che cioè si possa essere uomo o donna per un periodo della vita per poi cambiare opinione, rappresenta una libertà o un arbitrio? Naturalmente ci sono casi in cui l’identità psicologica contrasta con quella biologica e debbono essere tutelati e difesi da sopraffazioni o discriminazioni.

 

La legge spagnola però va ben oltre, in sostanza nega l’esistenza oggettiva dei generi, il che ha suscitato forti preoccupazioni nei settori sociali che si battono per la parità, appunto perché cancella la base stessa della difesa della dignità della donna, se la condizione femminile (come quella maschile) è ridotta a poco più di un’opinione, peraltro mutevole. Forse ripetere che la libertà è coscienza della necessità, cioè di quella che una volta si chiamava la “realtà effettuale” è un modo antiquato di affrontare la questione, ma se quello moderno porta a evidenti assurdità forse non è così disprezzabile.

 

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