Foto di Maurizio Brambatti, via Ansa 

I dati

Il lavoro e il welfare sono le priorità degli italiani. Ma nasce un senso di rassegnazione

Redazione

Dalle rilevazioni del Corriere sul clima sociale del paese, risulta che le questioni economiche sono quelle più rilevanti per i cittadini. L'ambiente quadruplica, mentre il Covid scende. E sulla guerra cresce il neutralismo

Le priorità, così come le preoccupazioni, degli italiani sono tutte rivolte ai loro risparmi, all'economia. A come guadagnarsi da vivere e a come accedere ai diritti garantiti dallo stato; sanità, istruzione, beni di prima necessità. In due parole: i cittadini pensano al lavoro e al welfare. E ogni minaccia, reale o percepita, al guadagno e a uno stile di vita dignitoso viene condannata. Succede, ad esempio, al pensiero che le sanzioni contro la Russia possano creare conseguenze economiche. Così si esplicita quel senso di malinconia con cui lo scorso dicembre il Censis ha descritto gli umori dei cittadini. Un sentimento che oggi riprendono e descrivono anche le pagine del Corriere della Sera, e che si sustanzia di un "disagio collettivo" che si esprime nella paura di essere abbandonati. Ed è alla luce di questa disillusione, o rassegnazione, e con l'idea che il Pnrr, e la sua realizzazione, può avere un "valore terapeutico" che si possono guardare gli ultimi sondaggi del Corriere sul clima sociale del paese.  

 

Si evince quindi come l'84 per cento degli italiani - in salita di nove punti percentuali rispetto alla fine del 2021 - veda come primo problema di cui occuparsi quello occupazionale. Seguono, raddoppiati e ora al 55 per cento, quelli riguardanti l'assistenza e il welfare. Segnali che arrivano dopo l'approvazione della prima legge di Bilancio del governo Meloni, in cui è stato definito il taglio netto al Reddito di cittadinanza, nonché quello al Superbonus sull'edilizia e al bonus scolastico. Scendendo nella classifica delle priorità si trovano poi il funzionamento delle istituzioni, al 24 per cento, e la sanità, al 21. Infatti, anche la questione pandemica, nonostante le ultime notizie dell'aumento dei casi dalla Cina, il Covid non viene più percepito come una minaccia crescente: tanto che il 61 per cento degli italiani sostiene che "il peggio è passato". Inoltre, a dicembre 2020 la sanità era percepita come prioritaria dal 57 per cento degli intervistati (mentre ora, come si è detto, la percentuale è scesa al 21). Un discorso diverso per l'ambiente: in cinque anni, il dato sulla preoccupazione in merito al cambiamento climatico, è quasi quadruplicato, ed è ora al 22 per cento. Sul fondo della classifica: immigrazione (18 per cento), sicurezza (13 per cento), la guerra e la crisi energetica (8 per cento) e le infrastrutture (2 per cento). 

 

Restano perciò alle ultime posizioni le tematiche identitarie della destra, ultima tra tutte quella di cui diretto responsabile è l'oggi ministro delle Infrastrutture e vicepremier, nonché ex minsitro dell'Interno, Matteo Salvini. Nelle posizioni apicali si collocano invece i timori sull'inflazione, che preoccupa quattro italiani su cinque: il 79 per cento. E nonostante l'invasione russa dell'Ucraina non venga considerata uno dei primi problemi da risolvere, alla domanda sulle preoccupazioni, il 28 per cento degli intervistati si dice molto preoccupato e il 47 per cento abbastanza preoccupato. I timori però sono diversificati: quello maggiore riguarda le conseguenze economiche (al 53 per cento), tanto che il consenso sulle sanzioni alla Russia si è ridotto al 46 per cento e la contrarietà è aumentata (37 per cento). Gli altri due fattori che evidenziano i cittadini sono il possibile coinvolgimento dell'Italia nella guerra (che preoccupa il 19 per cento) e l'aumento nell'arrivo dei profughi (15 per cento). Ed è da sottolineare come si sia diffusa una pretesa neutralità da parte degli italiani nei confronti delle due parti - il 47 per cento dichiara di non appoggiare nessuno dei due paesi - che sembra mirare a evitare la possibilità di ulteriori e sfavorevoli fattori economici.