editoriali

Perché il caso Vannacci racconta un fenomeno tipicamente italiano

Redazione

La mancata serietà istituzionale, le polemiche che si autoavverano e l’autocensura: nel caso del libro omofobo e razzista del Generale (rimosso) c'è tutto

Rimosso da capo dell’Istituto geografico militare di Firenze e trasferito “a disposizione” del Comando delle Forze operative terrestri. Poco o tanto (i purificatori chiedono sempre corti marziali), il provvedimento preso a riguardo del generale Roberto Vannacci – autore di un libraccio autopubblicato zeppo di insulti razzisti e sessisti – è necessario e ben fatto. Necessario perché l’Esercito, istituzione che garantisce la democrazia della nostra Repubblica, ha il dovere di tutelare il suo onore e i valori di tutti. Ben fatto, perché differenti sanzioni prevederebbero procedimenti disciplinari più complessi. E rinvia al mittente ragionamenti forzosi secondo cui ai gravi problemi di tenuta democratica si aggiungerebbe ora quello delle Forze armate: ma sono le stesse dei precedenti governi, e di Vannacci militare nessuno dubita.

 

Vi è però un altro aspetto da valutare. E’ più che probabile che il caso del libro sia esploso quando un giornale ha deciso di usarlo per accendere un nuovo rogo polemico. Prima nessuno l’aveva letto. In poche ore il libro è arrivato al primo posto della classifica Amazon. Ma ieri, dietro, c’erano ben tre libri di Michela Murgia: è una polarizzazione ideologica, non una deriva a destra. Il pubblico acquista ciò di cui sente parlare. L’exploit di Vannacci si poteva evitare. Altra considerazione. Un tempo l’autodisciplina sociale e la forza del sistema culturale garantivano non già una “censura preventiva” – siamo contro  la censura – ma la selezione di ciò che poteva arrivare o no alla dignità di pubblicazione. Un generale non avrebbe messo su carta i suoi rumori intestinali. L’auto-censura vale molto di più della auto-pubblicazione. Si dirà che il filtro è stato tolto “dalle destre”. Può essere in parte vero, ma diventa falso se non si ricorda che l’incapacità di chiedere serietà ai membri delle istituzioni viene da lontano. O non ricordiamo quando taluni magistrati pubblicavano prefazioni a libri no vax o pessima pubblicistica para-giudiziaria, in un clima di consenso politico diffuso? Il caso Vannacci è un fenomeno italiano. 

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