editoriali
Il ricattino morale di Ferragni
Mentre si scusa per il “Pandorogate”, l'influencer costringe il Tar a scegliere tra multa e bimbi
Chiara Ferragni è un’abile imprenditrice e lo si vede anche dalla gestione della crisi del “Pandorogate”, che è diventato anche tema di scontro politico con Giorgia Meloni. Il tema è la sanzione per “pratica commerciale scorretta” dell’Antitrust nei confronti della Balocco (42 mila euro di multa) e della influencer (1 milione di multa) per aver fatto intendere ai consumatori che il pandoro griffato Ferragni avrebbe contribuito a una donazione per cure pediatriche all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Ma l’acquisto del pandoro, a un prezzo 2,5 volte superiore al normale, in realtà non avrebbe contribuito alla donazione che era già stata effettuata in cifra fissa (50 mila euro). Per riparare al danno d’immagine, Ferragni ha diffuso sui suoi social un video in cui, visibilmente emozionata, ha ammesso l’“errore di comunicazione” (“Si può sbagliare, quando capita bisogna ammettere e, se possibile, rimediare e farne tesoro”) impegnandosi a “separare le azioni commerciali da quelle di solidarietà”.
Per riparare, appunto, ha detto di voler devolvere un milione di euro “al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini” annunciando comunque di voler impugnare il provvedimento dell’Agcm perché “sproporzionato e ingiusto”. Al contempo, però, ha aggiunto: “Se la sanzione definitiva dovesse essere, come spero, inferiore a quella decisa dall’Agcm, la differenza verrà aggiunta al milione di euro”. Apparentemente non c’è una logica nel sostenere che la multa da 1 milione è eccessiva e ingiusta mentre si ammette l’errore e ci si impegna a pagare il doppio: 2 milioni di euro. Ma così Ferragni, mentre si sforzava di trattenere le lacrime, ha imposto un ricattino morale sul Tar che dovrà decidere sul ricorso: se i giudici non ridurranno la sanzione, toglieranno soldi ai bambini malati. E quanto più il Tar ridurrà la sanzione, tanto più l’influencer potrà dire di aver avuto un po’ di ragione. Ferragni ha, insomma, messo in piedi un ottimo sistema di incentivi, di quelli che si usano nella economics of charity. Si vede che ha studiato economia con profitto.