Il capitano del Parma Alessandro Lucarelli (foto LaPresse)

Il Parma è fallito. Ora Lega e Figc tentano di salvarlo dai dilettanti

Redazione

Ieri l'arresto del presidente Manenti, oggi sono bastati dieci minuti di udienza per decretarne il fallimento. Ripartire dalla serie B è possibile, ma serve un investitore.

Addio gialloblù. Oggi la storia del Parma Football Club si è conclusa tra i banchi del Tribunale di Parma che ne ha sancito il fallimento. Dieci minuti di udienza sono bastati per decretare la fine della società ducale. I debiti non sono stati saldati, gli stipendi non pagati, il presidente arrestato e nessun compratore si è presentato per chiederne la gestione. E così il giudice ha designato Pietro Rogato come Giudice Delegato e Angelo Anedda - Presidente dell’ordine dei Commercialisti di Parma - e Alberto Guiotto – Presidente della Commissione crisi d’impresa del Consiglio Nazionale dei Commercialisti  - quali curatori fallimentari. Sarà compito loro gestire l'azienda, coordinandosi con il Tribunale, accertando così i debiti complessivi e di liquidare i creditori.

 

E se Osvaldo Riccobene, rappresentante del Collegio sindacale del Parma, ha dichiarato che il campionato del Parma non è finito con il fallimento e che contro il Torino la squadra scenderà regolarmente in campo, ora la parola passa ai calciatori, che potrebbero chiedere il rinvio della partita, oppure non presentarsi alla partita, come ennesima forma di protesta per una situazione di abbandono totale, sia da parte della Federazione che della Lega", come dichiara qualche giorno fa il capitano Alessandro Lucarelli.

 

Fallito l'impossibile piano di salvataggio di Giampietro Manenti, se di piano si può parlare, con l'arresto del presidente del Parma, accusato di autoriciclaggio di denaro illecito, nell'ambito di un inchiesta condotta dalla procura di Roma, il Parma ora rischia di ripartire dai dilettanti. Nonostante il sindaco Federico Pizzarotti, la Figc e la Lega Calcio stiano lavorando da alcune settimane a un piano di salvataggio del club, per guidarlo a una retrocessione sul campo e non per procura. Il prestito di Lega e Figc per permettere alla squadra di giocare le ultime partite sarebbe pronto e sarebbe a fondo perduto, ma non si è raggiunta ancora l'unanimità: Juventus, Napoli Roma, Cesena e Sassuolo infatti hanno contestato la decisione di stanziare un aiuto al buio e hanno chiesto il pronunciamento del curatore fallimentare per valutare l'ammontare del prestito. Il presidente della Figc Carlo Tavecchio sta però cercando di imporre la sua linea, poiché traghettare il Parma fino alla fine della stagione permetterebbe la cancellazione del club e darebbe la possibilità a un nuovo proprietario interessato al club di non dover ripartire tra i dilettanti, ma dalla serie B, come concesso dal regolamento (è già successo al Bari nella stagione 2013/2014). Con un fallimento “pilotato” chi subentra nella proprietà deve farsi carico, oltre che del prezzo fissato dall'asta per il marchio sportivo, dei debiti sportivi pregressi che verranno però rinegoziati (e “tagliati” da 50 a 30 milioni), oltre a ripagare i soldi anticipati dalle istituzioni calcistiche (tra i 5 e i 10 milioni). Il Parma si ritroverebbe quindi in Serie B con un nuovo progetto e l'indebitamento sportivo azzerato.

 

Una ripartenza è dunque possibile, ma di compratori all'orizzonte ancora non ce ne sono.

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