La guerra di Blatter e il cadavere di Platini
Il mondo del pallone ha un problema. Giovedì scorso il comitato etico della Fifa, la federazione che gestisce il calcio internazionale, ha sospeso per 90 giorni Sepp Blatter, presidente della stessa Fifa, Jerome Valcke, segretario generale, e Michel Platini, presidente dell’Uefa. La sospensione, che può essere prolungata fino a un massimo di 45 giorni, comporta il divieto di partecipare «ad ogni attività legata al calcio a livello locale o internazionale». Blatter e Platini hanno presentato entrambi ricorso [1].
Maurizio Crippa: «Se non scappasse da ridere si potrebbe dire che sembra la caduta degli dèi. Ma viene da ridere: per l’argomento, per i personaggi e soprattutto per il comitato etico, aggettivo impalatabile a furia di abuso, tanto più se applicato a uno sport nato come sublimazione delle guerre di strada» [2].
Il fatto è che la Fifa deve eleggere un nuovo presidente. Il 26 ottobre è fissato il termine ultimo per la presentazione delle candidature (e Platini lo ha già fatto). Il voto è previsto per il 26 febbraio 2016 [3].
Gaia Piccardi: «Macbeth, in confronto, è un romanzo di formazione per educande. Nulla, nel terremoto pilotato da Sepp Blatter che sta azzerando i vertici del calcio mondiale, è casuale. L’opera moralizzatrice del comitato etico della Fifa – creazione ed emanazione, vale la pena ricordarlo, dello stesso Blatter – dopo il numero uno colpisce con la stessa durezza il successore designato al trono» [4].
Considerato che il sudcoreano Chung Mong Joon è stato sospeso per sei anni dopo essere stato riconosciuto colpevole di corruzione nell’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar, oggi l’unico candidato ufficiale alla successione di Blatter è il principe giordano Ali Bin Al Hussein, con zero possibilità [4].
Per la prima volta Blatter dovrà davvero lasciare l’incarico e stare a guardare. È entrato in Fifa nel 1977, è diventato presidente nel 1998 [1].
La presidenza della Fifa è stata assunta temporaneamente da Issa Hayatou, 69enne camerunense e presidente della confederazione calcistica africana [3].
Mario Sconcerti: «Blatter è un manager puro, ha inventato il calcio miliardario, ci si è avvolto fino a farselo scappare di mano. Platini è un fuoriclasse, ha vestito bandiere. Se Blatter può essere un mercante qualunque, ricchissimo e furbo ma qualunque, Platini è un riferimento del calcio per quello che ha fatto sul campo. Sapere giocare, averlo fatto splendidamente per tanti anni, dà sempre un’idea di immunità. Per la grazia del lavoro, per l’arte che comporta, per la fede che interpreta. È difficile adesso metterli quasi sullo stesso piano, uno burocrate smaliziato, torbido, l’altro rivoluzionario per solitudine e temperamento. Dove sbaglia allora questa storia? Dove sbanda? E cosa racconta di inevitabile?» [5].
Per capire meglio di cosa stiamo parlando va ricordato che la Fifa è da alcuni mesi al centro di due importanti inchieste: una statunitense e l’altra svizzera. Inizialmente l’inchiesta del Dipartimento della Giustizia Usa ha portato all’arresto di alcuni dirigenti della federazione calcistica fra cui Jack Warner, politico, uomo d’affari, ex vice presidente [6].
Ora è stata aperta un’inchiesta da parte della magistratura svizzera che accusa Blatter di «gestione fraudolenta e di appropriazione indebita» per aver firmato con l’Unione caraibica un contratto televisivo sfavorevole. In sintesi, avrebbe venduto i diritti tv dei Mondiali del 2010 e del 2014 a una cifra irrisoria (diritti poi rivenduti a 20 milioni di dollari dall’ex vice presidente Jack Warner). Invece Platini finora è stato interrogato ma non indagato dalla polizia elvetica per aver ricevuto due milioni di franchi dallo stesso Blatter. A Valcke si addebita la rivendita di biglietti dei Mondiali al mercato nero; a Chung, di aver favorito la Corea del Sud durante l’assegnazione del Mondiale del 2022 [7].
Al centro dei guai di Platini c’è un pagamento di due milioni di franchi svizzeri (circa 1,8 milioni di euro) ricevuto nel 2011 per un lavoro di consulenza alla Fifa tra il 1999 e il 2002. Mario Sconcerti fa notare che si tratta di una strana coincidenza: «Blatter paga Platini pochi mesi dopo che la Fifa, con l’assenso di Platini, ha assegnato i Mondiali al Qatar, luogo geografico nobile ma inconsueto per organizzare calcio in estate. Ma soprattutto Blatter paga con ricevuta scritta, tutto fiscalmente regolare. Quando Platini è già un suo avversario. È troppo pensare l’abbia fatto apposta, che sia stato creato un documento di pressione contro il prossimo candidato alla presidenza Fifa? Delle due l’una: o Platini è caduto in una trappola o è davvero andato oltre la correttezza. In entrambi i casi non si può più pensarlo alla testa del calcio mondiale» [5].
Per Platini si tratterebbe del secondo caso spinoso da affrontare nel giro di un anno, dato che prima del versamento effettuato da Blatter è stato protagonista della cena organizzata dal presidente francese Nicolas Sarkozy assieme allo sceicco Al Thani poche settimane prima dell’assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022. Ricorda Marco Belinazzo: «Un incontro nel quale la presenza di Platini avrebbe giocato un ruolo chiave proprio per i suoi rapporti con i qatarioti, a cui è stata attribuita l’organizzazione della Coppa del Mondo con dodici anni di anticipo ai danni degli Stati Uniti. Una chiusura del cerchio, dato che l’indagine svizzera nasce proprio dalle accuse di gestione illecita e riciclaggio di denaro nell’assegnazione delle due edizioni dei Mondiali in questione» [8].
Maurizio Crosetti: «Adieu, finito. Non come quando smise di giocare, all’improvviso e senza avvisaglie: quella volta agì d’anticipo. Era il 17 maggio 1987, domenica brumosa, la Juve aveva appena battuto il Brescia 3-2 e Platini ci portò negli spogliatoi del Comunale, distribuì bicchieri in plastica, versò lo spumante e disse “ragazzi, non gioco più”. Aveva solo 32 anni, era stanco e aveva avuto il mondo: quella volta sì. Senza il pallone, tutto cambia» [9].
La sospensione decisa dalla Fifa non vieta a Platini di candidarsi, ma a dicembre dovrà sostenere (e superare come gli altri) un test di integrità davanti a una commissione. Potrebbe passarlo oppure essere ritenuto «non idoneo» [10].
Le elezioni per la presidenza della Fifa potrebbero essere rimandate. Se ne parlerà all’Esecutivo straordinario di Zurigo il 20 ottobre. L’ipotesi prevede un presidente «di garanzia» per due anni, poi il voto. Potrebbe essere una soluzione utile a Platini: restare all’Uefa, difendersi e tra due anni puntare alla Fifa, senza rivali, se libero da ogni accusa [3].
Fabio Licari: «Una mossa che potrebbe somigliare a quello che negli Usa è la “bancarotta controllata”: gestire la crisi, non d’insolvenza ma politica, e poi ripartire dopo un anno, forse due, con elezioni vere. Affidando intanto la presidenza di “salute pubblica” a una personalità indipendente perché, comunque, il calcio deve andare avanti» [11].
[**Video_box_2**]Giulia Zonca: «La Fifa è arrivata all’anno zero, l’Uefa fino a qui non ha dato segno di voler agire in maniera diversa. La pressione degli sponsor ha dato la botta finale, ora entrambe le istituzioni sono vicine al collasso. Ma ovviamente le casse sono floride e i bilanci in attivo. Gli imputati di cattiva gestione non vedono l’ora di sventolare quelle cifre. Il pallone paga, solo che quando si buca dopo un po’ smette di rotolare. Non subito, però succede» [1].
Per Gaia Piccardi «con gli sponsor in fuga e la deadline fissata il 26 ottobre, ogni giorno che passa i tempi sembrano sempre più maturi per una rivoluzionaria candidatura femminile» [4].
Intanto, nonostante la sospensione e l’indagine della procura di Zurigo, Blatter si sta muovendo per far eleggere un suo uomo. Gaia Piccardi: «Forte di un pacchetto di voti erodibile nei numeri ma inscalfibile nella sostanza, è pronto a lanciare il suo candidato – Tokyo Sexwale, sudafricano, 62 anni, uomo d’affari e politico anti-apartheid, finito a Robben Island come Mandela – verso la poltrona più ambita e più ricca dello sport, pilotando la sua successione anche dalla cella di un carcere di massima sicurezza, cioè dove il Dipartimento di giustizia americano vorrebbe spedirlo» [4].
Benedetto Saccà: «Guardando altrove, ad oggi Zico, il giordano Ali bin Hussein e il presidente della federazione della Liberia, Mussa Bility, hanno annunciato di voler concorrere. Issa Hayatou non proverà. Perché, fra le pieghe delle decisioni, fumano le macerie della Fifa. E Blatter, in fondo, è ancora lì a disegnare nuove mappe, magari immaginandosi regista di una candidatura amica» [7].
Note: [1] Giulia Zonca, La Stampa 9/10; [2] Maurizio Crippa, Il Foglio 9/10; [3] Fabio Licari, La Gazzetta dello Sport 9/10; [4] Gaia Piccardi, Corriere della Sera 9/10; [5] Mario Sconcerti, Corriere della Sera 9/10; [6] il Post 8/10; [7] Benedetto Saccà, Il Messaggero 9/10; [8] Marco Belinazzo, Il Sole 24 Ore 9/10; [9] Maurizio Crosetti, la Repubblica 9/10; [10] Guido De Carolis, Corriere della Sera 9/10; [11] Fabio Licari, La Gazzetta dello Sport 10/10.