Dàgli a Platini. Il presidente della Uefa rischia la squalifica a vita
Quel milione e ottocento mila euro versato dalla Fifa a Michel Platini nel 2011 per una consulenza tra il 1999 e il 2002 potrebbe far finire definitivamente la carriera manageriale dell'ex numero 10 francese all'interno delle istituzioni calcistiche. Oggi Libération ha infatti riportato, citando fonti confidenziali, come il presidente dell'Uefa, con ambizioni di scalata alla Fifa, potrebbe essere squalificato a vita dalla commissione etica della Federazione internazionale di calcio, presieduta da Hans-Joachim Eckert.
Un'indiscrizione che è stata confermata anche da uno dei legali dell'ex fantasista della Juventus, l'avvocato Thibaut d'Alea, che ha sottolineato come "la camera istruttoria della Commissione ha sollecitato la pena più severa".
Michel Platini è già stato sospeso in via cautelare per 90 giorni, e per questo ha già dovuto rinunciare alla candidatura per la successione di Blatter come numero uno alla Fifa. Ora però è a rischio la sua permanenza nel mondo del calcio. La tesi dell'accusa è che quei 1,8 milioni pagati dalla Fifa per una consulenza di oltre dieci anni prima sarebbe la prova del tentativo andato a buon fine di corruzione del presidente del massimo organo calcistico europeo da parte del massimo organo calcistico mondiale. Platini ha sempre però rigettato le accuse sostenendo di aver avuto un accordo verbale con Blatter per il pagamento delle sue spettanze, assicurando la sua ferma volontà di ricorrere al Tribunale di arbitrato sportivo (TAS) di Losanna – corte alla quale si era già appellato per la sospensione dei 90 giorni di squalifica preventiva.
Quello che appare evidente nel lavoro della commissione etica della Fifa è la sproporzione di giudizio che è stata utilizzata nei confronti di Platini rispetto agli altri indagati dell'affare Fifa. Ad oggi infatti solo l'americano Chuck Blazere e l'ex numero uno della Concacaf Jack Warner sono stati squalificati a vita, dopo che gli inquirenti hanno dimostrato l'esistenza di un giro di corruzione di circa 150 milioni di euro, soldi questi che venivano reciclati in aziende caraibiche e all'interno delle stesse federazioni di appartenenza.