Il Leicester esonera il suo mago, Ranieri
Decisiva l'ultima sconfitta contro il Siviglia in Champions League. Nemmeno un anno fa aveva portato la squadra allo storico traguardo della vittoria in Premier
Dalle stelle e la gloria massima al licenziamento in tronco. Claudio Ranieri è stato esonerato dopo che lo scorso anno era stato incensato giustamente come una star per aver portato il Leicester City, non una delle big, a vincere la Premier League. Quest'anno la serie di risultati deludenti ha portato la squadra a sciogliere il contratto con il tecnico.
Ripubblichiamo un ritratto del tecnico, scritto da Beppe Di Corrado.
Non è vero che Claudio Ranieri è stato ignorato dall’Italia. Si dice adesso, perché l’autocritica ex post è il vizio uguale e contrario della critica preventiva. Ci cascano molti, quasi tutti. Ci cascano adesso, con lui. Lo vedono in testa alla Premier con il Leicester e dicono: noi non l’avevamo capito. Falso, lo dice anche lui. Quello che è successo con Ranieri è stato diverso e l’ha spiegato Mario Sconcerti qualche tempo fa: “Pochi l’hanno amato per quello che era diventato, un formidabile maestro di calcio normale”. Chi dice che non fa differenza con l’averlo ignorato sbaglia: Cagliari, Napoli, Fiorentina, Valencia, Atletico Madrid, Chelsea, Valencia, Parma, Juventus, Roma, Inter, Monaco, Grecia. Nella carriera di Ranieri ci sono quelle che adesso sono le prime cinque della classifica della Serie A. L’Italia non l’ha snobbato: non gli ha dato mai tempo sufficiente, questo sì. Il che è un problema differente, non meno grave, ma comunque diverso. Un problema per noi, più che per lui, perché Ranieri non s’è mai fermato come hanno fatto altri allenatori a pensare a ciò che non gli veniva dato: s’è andato a prendere qualcosa. Leicester è una conseguenza di come è lui, non la necessità di una rivincita. L’hanno chiamato e lui è andato a vedere le carte. Aveva altre offerte, ma quel giorno volò a Londra e fece un colloquio. Come un manager. Questo è il progetto, abbiamo visto il suo curriculum, è tra i candidati. Come si vede tra cinque anni? Ha ascoltato, ha parlato, s’è fatto spiegare, ha spiegato. E’ partito. Perché non c’è mai stato un preconcetto, da parte sua. Come quando tornò in Italia, dopo l’esperienza estera Valencia-Atletico Madrid-Chelsea-Valencia. Rientrò per prendersi il Parma che non era il Parma con i soldi dei Tanzi, ma una squadra che doveva salvarsi dalla retrocessione. Un altro avrebbe detto: no grazie, aspetto una grande. Ranieri tornò in provincia. Perché non ha paura del suo calcio, innanzitutto. Perché non ha la fissazione del “prendimi quello, altrimenti non vengo”. A Leicester non ha preteso un nome specifico, ha chiesto giocatori per i ruoli che gli sembravano da rafforzare. E l’ha spiegato: “L’allenatore deve chiedere al club che tipo di giocatori servono per il tipo di gioco che vuole fare. Ma i calciatori li sceglie il direttore sportivo. Al Mister spetta il compito di allenare con quello che gli viene dato”.
CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO