Il dittatore giusto per la Figc
L’uomo forte al comando è l’unica occasione per cambiare il sistema calcio
Dramma, vergogna, figuraccia. Sulla mancata elezione del presidente della Federcalcio s’è letto di tutto, con largo uso di termini apocalittici che fanno pensare alla prossima chiusura degli stadi per fallimento manifesto. In parte è vero, vedere tre candidati che non si mettono d’accordo facendo fallire l’assemblea tanto attesa dopo la capitolazione novembrina di Carlo Tavecchio è desolante.
E però non tutto il male viene per nuocere, se è vero che domani sapremo chi sarà il Cincinnato chiamato a rivoluzionare il sistema calcio italiano. Avrà poteri dittatoriali: un’unica figura – si dice uno tra Malagò, capo supremo del Coni e Roberto Fabbricini (che di Malagò è il braccio detro) – che incarnerà al contempo le funzioni del presidente federale e dell’intero Consiglio. Potrà fare quel che vuole, anche ridurre le squadre di serie A senza dover mediare tra i rissosi presidenti.
L’occasione è ghiotta e unica, visto che a essere commissariata sarà anche la Lega calcio, che era arrivata al punto di eleggere Tavecchio come proprio leader senza reali poteri. Presidenti e leghe hanno fatto di tutto per evitare il commissario, proponendo alleanze innaturali e raschiando il fondo del barile alla ricerca dell’uomo in grado di mettere tutti d’accordo, che proseguisse l’agonia del calcio italiano e che mantenesse lo status quo in attesa di tempi migliori. Non è andata così e le premesse per rendere il gioco più appetibile anche sul mercato ci sono. Bisognerà saperle trasformare in fatti, senza badare al chiacchiericcio quotidiano. E questo lo potrà fare, appunto, solo un “dittatore”.