C'è (ancora) vita in Serie A
L’arrembaggio di MediaPro ha scosso un mercato calcistico impantanato
Visto il pessimo stato di forma del calcio italiano la notizia positiva è la cifra pagata dalla spagnola MediaPro per l’acquisto dei diritti televisivi: 1 miliardo e 50 milioni di euro che – aggiunti ai 400 milioni di diritti esteri già venduti – pone, per ora, la Lega italiana al terzo posto in Europa dopo quella inglese (3 miliardi) e quella spagnola (1,6) come valore dei diritti venduti; una proxy per valutare il valore lo spettacolo calcistico offerto dalla massima serie dei club privati nazionali. MediaPro ha pagato mille euro in più del prezzo minimo previsto e si è aggiudicata l’asta: ha vinto perché ha messo più soldi. Sky però ha minacciato di intraprendere le vie legali e ha chiesto alla Lega di non procedere perché MediaPro ha partecipato al bando degli “intermediari indipendenti” che avrebbero l’obiettivo di comprare i diritti per poi venderli, ovvio, alzando il prezzo rispetto al costo di acquisto. MediaPro ha già fatto incetta di diritti audivisivi sportivi e vuole di giocare un’altra strategia, in pratica da editore e non da indipendente: vuole creare un canale ad hoc per la Seria A dove trasmettere le partite, con un palinsesto televisivo. Questo sia per raccogliere pubblicità sia per affittare il programma alle emittenti televisive (come Sky o Mediaset) e alle compagnie multimediali e telefoniche (come Facebook, Amazon o Tim). Sky contesta la natura ambia di MediaPro. Ma al di là del ruolo degli spagnoli, e dei relativi dubbi sulla concorrenza tra operatori, è positivo che un nuovo attore entri in un mercato statico. Il problema di fondo è infatti che le emittenti tradizionali non avevano voluto offrire più di 830 milioni di euro per la Seria A. MediaPro ha in sostanza pagato 200 milioni in più di loro. Piangere sui diritti venduti ha dunque l’aria di un fallo di frustrazione.