Il Mondiale senza l'Italia e il peso della maglia azzurra
Questa strana Coppa del Mondo a vedere partite senza tensioni, la campagna pubblicitaria di Eni e quel tempo lontano nel quale la casacca della nazionale, almeno per Valentino Mazzola, "pesava un quintale di responsabilità"
Un Mondiale senza l'Italia. Sembrava impossibile per chi, e sono generazioni, ha sempre visto la Nazionale provare a conquistare la Coppa del mondo edizione dopo edizione. Qualche volta è andata bene, molto bene, altre male, malissimo. In ogni caso si era lì a vedere dieci maglie azzurre inseguire un pallone, cercare di trasformarlo in gol. Quest'estate no. Sembrava impossibile ma è successo, un Mondiale senza Italia è quello che stanno trasmettendo dalla Russia giorno dopo giorno.
Il calcio va avanti, la vita pure. Rimane una mancanza, peccato, un'occasione sprecata, e speriamo sia l'ultima. Una mancanza che Eni ha calcolato in 150 grammi, il peso della maglia azzurra che non c'è. "Il peso della leggerezza che, se l’hai portato, ti resta addosso. 150 grammi che a volte si misurano in decibel e altre in metri quadrati. 150 grammi che possono crescere. Servono muscoli potenti. Tutti. Soprattutto il cuore. 150 grammi da sostenere. Specialmente adesso. Insieme", dice la campagna realizzata da TBWA/Italia per Eni, che così ha deciso di confermare l'impegno nel supportare la Nazionale anche lontano dalla più importante competizione al mondo, i Mondiali.
Centocinquanta grammi che si spera possano pesare di più, molto di più: decine di chili. Raccontava Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino e uno dei più forti giocatori della storia del calcio italiano, che la prima volta che vestì l'azzurro una volta che il regime era caduto, l'11 novembre del 1945, "sentii cosa voleva dire la responsabilità di rappresentare qualcosa che era più di un pezzo di calcio italiano, ma era l'Italia intera". Lo raccontò alla Gazzetta dello Sport spigando "che quella maglia era un quintale di responsabilità perché in ballo ci sono i sogni di un intero paese".