Milano first. Sala riapre il dossier olimpico
Il sindaco scrive a Giorgetti: “Il nome della città più conosciuta sia il più visibile, o perlomeno il primo, del brand per la candidatura ai Giochi invernali 2026”. Il sottosegretario Valente: “Così impossibile proseguire”
Più che la politica, forse, per dirimere l'annosa questione, servirebbe un allenatore di calcio. Perché gestire un tridente non è impresa facile. Eppure la vicenda dell'assegnazione, e della candidatura italiana, per le Olimpiadi invernali del 2026 da tempo ha smesso di essere un problema sportivo, per diventare un problema esclusivamente politico. Che il governo, suo malgrado, dovrà affrontare in tempi brevi se non vuole che l'Italia perda l'ennesima occasione.
La storia è nota. Dopo settimane di discussioni il Coni ha dato il via libera alla candidatura a tre Milano-Torino-Cortina. Una proposta che, date le condizioni iniziali, era la migliore (probabilmente l'unica) possibile. La scelta del Comitato internazionale olimpico (Cio) arriverà tra un anno. Nel frattempo dall'elenco delle sfidanti, oggi, si è ritirata Sapporo. Una notizia che fa esultare il governatore veneto Luca Zaia: “Il tridente può vincere. Restiamo noi, Calgary, Erzurum e Stoccolma e in questo panorama abbiamo tutte le carte in regola. Ora più che mai occorre procedere pancia a terra verso l'obiettivo. Unità e compattezza ci porteranno al traguardo. Abbiamo fatto tanta strada, tutti abbiamo rinunciato a qualcosa: Cortina, Milano e Torino avevano tre dossier validissimi, ma adesso l'obiettivo è portare a casa le Olimpiadi 2026 facendo, se serve, non un passo indietro ma uno di lato, perché abbiamo di fronte una prospettiva storica: la prima, e forse unica, occasione per una straordinaria operazione di valorizzazione delle Alpi”.
Ma mentre Zaia esulta – e Chiara Appendino resta silente e nascosta per non dover affrontare le ire della sua maggioranza a Cinque Stelle – Giuseppe Sala rilancia. E con una lettera al sottosegretario Giancarlo Giorgetti chiede che si faccia “prestissimo un momento di totale chiarezza sulla candidatura italiana”.
Due le “convinzioni” del sindaco di Milano: “Milano ritiene di avere le capacità organizzative, come dimostrato da Expo2015, per gestire direttamente e pienamente il progetto olimpico. Ma ritiene altresì che un’organizzazione troppo complessa sia destinata all’empasse. Per cui, se il governo farà una scelta politica che parte dalla necessità di non creare tensioni al proprio interno, poi dovrà essere il governo stesso a prendersi in toto la responsabilità amministrativa dell’evento”.
Inoltre, aggiunge, anche tenuto contro del fatto che “le prossime quattro Olimpiadi estive o invernali già assegnate si terranno in città che sulla reputazione internazionale investono moltissimo” – cioè Tokyo, Pechino, Parigi, Los Angeles – “ritengo che il brand debba riportare solo i nomi delle città e che quello della città più conosciuta a livello internazionale, cioè Milano, debba essere il più visibile o, perlomeno, il primo”.
“Spero che queste richieste possano essere accolte – conclude –. E spero anche mi si riconosca che non ho mai cambiato versione e che il contenuto di questa nota è esattamente ciò che sto affermando da quando ho saputo dell’impossibilità di una candidatura solo milanese, sulla quale abbiamo lavorato con il Coni per più di un anno”.
A stretto giro arriva la risposta di Simone Valente, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento e responsabile dello Sport del M5s: “Le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in merito alla candidatura italiana per ospitare i Giochi olimpici invernali del 2026, sono ancora una volta non allineate con quanto emerso nel recente incontro a Palazzo Chigi. Sala, richiedendo che il brand olimpico ricada esclusivamente o in maniera più visibile su Milano, formalizza di fatto una pretesa insostenibile per tutti coloro che fino ad oggi avevano lavorato con grande impegno a un progetto unitario. È arrivato il momento di mettere un punto fermo su questa situazione paradossale: non è possibile procedere quando determinate condizioni proposte da Coni e governo non sono sostenute da una città così importante come Milano a causa delle dichiarazioni del suo sindaco”.