Israeliani interdetti ai Mondiali di nuoto
La Malaysia ne impedisce l’ingresso e i paesi liberi hanno il dovere di reagire
"Sport e politica dovrebbero essere separati”, recita l’adagio. Eppure continuano a mischiarsi. Esaurita la polemica sulla Supercoppa italiana in Arabia Saudita, se ne apre un’altra. Il governo della Malaysia ha interdetto l’ingresso ai cittadini di Israele. Il provvedimento di Kuala Lumpur è inteso a escludere i cittadini israeliani dai Mondiali di nuoto per disabili che si svolgeranno nel paese a luglio. Il ministro degli Esteri Saifuddin Abdullah ha ribadito ieri che non intende ritirare il divieto di ingresso agli israeliani per il campionato di nuoto valevole per le qualificazioni alle Paraolimpiadi del 2020, e che anzi da oggi nessun rappresentante israeliano potrà entrare in Malesia per eventi di qualsiasi tipo.
Tristemente ironico, visto che le Paraolimpiadi sono state create da un ebreo tedesco scampato alla Shoah, Ludwig Guttmann. Nel 1958 Guttmann decide insieme a Antonio Maglio, medico italiano che si occupava di riabilitazione dei disabili, di portare le Paralimpiadi a Roma nel 1960. E’ la prima volta che Olimpiadi e Paralimpiadi si svolsero nella stessa città.
La Malaysia è un paese il cui primo ministro Mahathir ha detto che gli ebrei hanno il naso adunco in una intervista alla Bbc di qualche mese fa. La sua leadership è antisemita. Il punto sono le dirigenze sportive internazionali. A fronte di un simile boicottaggio, che nello sport mondiale colpisce soltanto lo stato ebraico, i paesi civili non possono rispondere con mera retorica. Si deve fare altro. Si può condizionare ad esempio lo svolgimento dei Giochi in quel paese al diritto di ingresso per gli israeliani. A ottobre scorso, le note dell’inno israeliano sono risuonate per la prima volta ad Abu Dhabi quando un judoka israeliano ha vinto la medaglia d’oro in una competizione internazionale. L’attitudine del mondo islamico verso Israele sta attraversando un piccolo disgelo, attraverso i rapporti diplomatici con paesi come Dubai e Oman (ieri il premier Netanyahu ha annunciato una visita nel Chad). Spetta anche all’occidente far sì che questa distensione possa estendersi ad altri paesi. Ma non potrà accadere se si accettano odiosi diktat come quelli malesiani.