editoriali
E i rave party allo stadio? Il caso Inter-Sampdoria
La violenza (extracalcistica) di San Siro chiede molta più decisione: pesa sui disordini di sabato scorso anche il disinteresse o la scarsa efficienza delle forze dell’ordine
Poco prima che allo stadio Meazza iniziasse Inter-Sampdoria, sabato scorso, un “capo ultras” della tifoseria nerazzurra, Vittorio Boiocchi, 69enne, molte condanne e anni di carcere alle spalle, ma ancora lo scorso anno era stato nuovamente arrestato per una vicenda di estorsione, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco vicino alla sua abitazione. Un probabile regolamento di conti di malavita estraneo al pur turbolento e non proprio limpido mondo della “curva”, in questo caso la Nord. O dovrebbe essere estraneo: perché invece la reazione dei capetti della Nord è stata violenta e assurda, e una vera e propria autodenuncia di contiguità con il tipo di vita (e attività?) di Boiocchi. Gli ultras sono usciti dallo stadio (lutto o assurda protesta?), ma hanno costretto a uscire, con minacce e spintoni, anche il pubblico “normale” presente, spesso famiglie. Un comportamento inaudito, che testimonia senza bisogno d’altro il livello di illegalità di alcuni ambienti delle tifoserie (qui è l’Inter, ma altrove non va benissimo), troppo spesso tollerati. Sia dai club (la “condanna con fermezza” da parte dell’Inter è arrivata con 48 ore di ritardo), sia dalle strutture di sicurezza interna, evidentemente inadeguate.
Ma pesa anche, va detto, il disinteresse o la scarsa efficienza delle forze dell’ordine. E’ vero che a Milano, solo lo scorso anno, sono stati comminati dal questore una trentina di Daspo. Ma è evidente che misure di prevenzione, controllo e quando serve repressione non sono sufficienti. Fonti di polizia hanno spiegato, con ragioni, che impedire l’uscita degli ultras mentre stavano usando la costrizione fisica contro altri tifosi sarebbe stato un rischio ancora maggiore, “una situazione simile a quella di Seul”. Inoltre c’era il timore che scoppiassero incidenti. Giustificazioni plausibili in parte. Ma forse, al nuovo ministro dell’Interno, oltre agli sgomberi soft dei concerti abusivi e alle nuove tonitruanti gride contro i rave, si può e si deve chiedere più attenzione e per le violenze che minacciano ogni settimana migliaia di cittadini in tutt’Italia.