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L'appannamento del Milan è un problema di guide in campo

Gianluca Cedolin

I rossoneri sono ancora secondi in Serie A e dovranno giocare gli ottavi di Champions League, ma vengono da un periodo difficile. Momenti già vissuti negli anni scorsi, dai quali però sono sempre usciti grazie a chi ora non è in campo

Del Milan di Pioli abbiamo ammirato in questi anni la spensieratezza, il coraggio, quella sensazione che, in certi momenti, la squadra si muovesse un pochino sollevata da terra, leggera, felice. Questo però ci ha fatto forse perdere di vista il grande carattere di un gruppo sempre capace di rialzarsi dopo le batoste, di reagire ai periodi difficili con grandi exploit. Nella stagione 2020-2021, quando il ritorno in Champions League rischiava di sfumare con le sconfitte contro Sassuolo e Lazio, il Milan ha vinto tre partite di fila segnando 13 gol (di cui 3 alla Juventus a Torino) e subendone zero, e ancora, dopo l'incredibile pareggio contro il Cagliari che poteva vanificare tutto di nuovo, i rossoneri hanno conquistato la qualificazione europea vincendo 2-0 a Bergamo. Nell'anno dello Scudetto, poi, ai quattro punti persi contro Salernitana e Udinese ha fatto seguito la pesantissima vittoria di Napoli, e quando i due pareggi senza gol contro Bologna e Torino sembravano aver messo una pietra sulle speranze di scudetto, sono arrivate le sei vittorie consecutive fino all'apoteosi del 22 maggio 2022.

 

Anche per questo le quattro partite di seguito senza vittoria (Roma, Torino in Coppa, Lecce e derby di Supercoppa), e soprattutto le prestazioni apatiche, distratte, sbiadite della squadra, rappresentano un pesante passo indietro per una squadra che, dopo lo scudetto e la qualificazione agli ottavi di Champions, sperava di essere definitivamente entrata in una nuova dimensione.

 

Nelle grandi reazioni di cui si diceva erano entrati una serie di fattori: l'abilità strategica di Pioli, che ogni volta aveva trovato una soluzione inedita per motivare la squadra e farla girare di nuovo; l'armonia e la coesione di un gruppo con un obiettivo ben stabilito (la qualificazione in Champions prima, lo Scudetto poi); la leadership tecnica e mentale di due giocatori che quest'anno stanno mancando tanto al Milan come Ibrahimovic e soprattutto Maignan (e non dimentichiamo Kessié, la cui importanza spesso viene sottovalutata).

 

Nelle ultime partite del Milan tutte queste cose sono mancate, e ogni piccola difficoltà si è trasformata in una barriera troppo alta da superare. Pioli ha provato a cambiare ma questa volta ha faticato a toccare le giuste corde mentali e tattiche, a causa anche dello scarso contributo dei nuovi arrivi (che andrebbero aspettati, come sono stati attesi i vari Leao e Tonali, ma è più difficile avere tempo e pazienza in una squadra che ha già vinto, e quindi deve farlo di nuovo). Certi giocatori hanno rallentato un po', forse per un inconscio appagamento, forse per un eccesso di presunzione e sicurezza che, paradossalmente, ha tolto sicurezze al gruppo. L'assenza di Maignan non solo ha reso la difesa più fragile e meno serena, ma l'ha deresponsabilizzata, perché per ogni gol preso i difensori oggi possono sempre incolpare Tatarusanu, l'alibi perfetto per svarioni e distrazioni. In questa situazione, con Maignan e Ibrahimovic impossibilitati a dare il loro contributo, Kjaer indietro di condizione e Giroud svuotato da un Mondiale per lui rovinoso mentalmente e fisicamente, il Milan ha perso quell'equilibrio tra incoscienza dei giovani e consapevolezza dei giocatori più esperti che lo aveva reso la miglior squadra italiana. I due gol subiti nel finale contro la Roma, al termine di una partita condotta in scioltezza per 86 minuti dai rossoneri, hanno scombinato le certezze della squadra.

  

Proprio perché, però, questo gruppo ha sempre dimostrato di saper reagire (anche in questa stagione ha vinto un derby spettacolare dopo il brutto pareggio di Sassuolo e ha dominato la Juve tre giorni dopo la batosta di Stamford Bridge), va dato del credito a Pioli e ai suoi giocatori. Il Milan è chiamato a giocare un gran girone di ritorno, tra il tentativo di impensierire il Napoli e l'obbligo di restare nelle prime quattro, e a tentare di passare ai quarti di Champions League. Due obiettivi stagionali (la Coppa Italia e la Supercoppa) sono sfumati, ma i rossoneri sono ancora secondi e in Europa con il Tottenham possono giocarsela. Pioli e i suoi giocatori, dopo uno scudetto stupendo e inaspettato, sono attesi da una prova di maturità ancora più difficile: riusciranno anche questa volta a risollevarsi e a trarre energia dai periodi più complicati? La delicatissima partita in casa della Lazio ci dirà già qualcosa in merito. In attesa, chissà, che dal mercato arrivi un aiuto per Pioli.

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