Editoriali
Il caso della cessione di Zaniolo all'estero è un guaio per l'Italia
Talenti in fuga, squadre poco attrattive e il rischio di essere la serie B dell’Europa. La vendita del centrocampista al Galatasary è l'ennesima spia di un problema più grande del calcio italiano, che continua a sprecare denaro, tempo e opportunità
"Far finta di essere un uomo con grande energia, che va a realizzarsi in India o in Turchia…”. È improbabile che l’ex romanista Nicolò Zaniolo ascolti Giorgio Gaber, eppure era già tutto previsto, con regolarità sconsolante: una parabola arbasiniana che nel giro di tre-quattro anni derubrica le “brillanti promesse” del nostro calcio a “soliti stronzi”, ma senza l’agnizione finale di essere riconosciuti “venerabili maestri”.
Da Balotelli a Kean, dalla meteora milanista Cutrone al bomber Scamacca, per ora 3 gol in 16 partite nel West Ham quintultimo in Premier League. Due punti più su del Bournemouth, sdegnosamente rifiutato da Zaniolo salvo poi accettarlo fuori tempo massimo, quando quelli avevano già provveduto a rimpiazzarlo con Traoré del Sassuolo. E dunque il Galatasaray e la Süper Lig turca, buen retiro di vecchi elefanti come Mertens e Joao Pedro o rifugio di peccatori cui è andato storto qualcosa, su tutti Maurito Icardi.
Contrariamente ai tanti buoni-ottimi giocatori che a gennaio hanno convertito gli euro in sterline (Kiwior dallo Spezia all’Arsenal, Lukic dal Torino al Fulham, e altri ne arriveranno in estate), Zaniolo sarebbe anche potuto restare in Italia, ma comprensibilmente la Roma non ha voluto cederlo al Milan diretto concorrente nella corsa Champions. Così il club si è “accontentato” di perderlo senza sostituirlo, mentre il ragazzo, mal consigliato, paga una gestione scellerata della crisi anche da parte sua e del suo entourage. Che novità: nel calcio italiano ovunque è crisi.
Sappiamo solo bruciare: denaro, tempo, opportunità, talento. Nei primi 20 posti della classifica marcatori ci sono solo due italiani, i laziali Immobile e Zaccagni, che compiranno 33 e 28 anni. Zaniolo in Turchia è un’anomalia che fa storia a sé, ma è comunque un altro esempio dello stato di illogicità permanente in cui versiamo come sistema. Intanto spalmeremo istericamente arretrati fiscali e ricavi televisivi, temendo che i bilanci del prossimo triennio vadano ancora più a fondo. E tenteremo ancora, come diceva Gaber, di “far finta di essere sani”.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA