Editoriali
Un saudita per Capello. Lo strano anatema contro i soldi dell'allenatore
Secondo l'ex ct di Putin, il denaro nello sport farebbe male. Se solo ce ne fosse di più in Italia non staremmo qui a parlare di "vacche da mungere"
Kylian Mbappé non è solo il caso di mercato di quest’estate, ma è “anche lo specchio del calcio dei nostri tempi”. Questo lo abbiamo capito tutti da un pezzo, anche se non tutti hanno capito che l’espressione “calcio dei nostri tempi” non significa rapina a mano armata: si tratta di calcio professionistico e di impresa economica. Dunque fa un po’ impressione leggere un grande uomo di calcio, che conosce il mondo e anche il colore dei soldi, fare affermazioni così: “Dove il denaro è inesauribile, regna il Far West. La vacca da mungere è inesauribile”. E “siamo di fronte a un fenomeno destabilizzante che scuoterà il calcio dalle fondamenta”. Va bene tutto, ma la demonizzazione del denaro applicata al calcio suonerebbe noiosa anche in bocca a Papa Francesco o al prete di una squadra dell’oratorio. Ma quando a farla è un “mister” come Fabio Capello è indigeribile. Certo, sappiamo tutti che l’attuale circo finanziario-calcistico è mosso dall’Arabia Saudita e non per passione ma per interessi di softpower geopolitico. Ma come dimenticare che Capello accettò di andare ad allenare la Nazionale della Russia di Putin, allora impegnato in una partita d’immagine che prevedeva proprio l’uso del calcio come ricco fattore di influenza internazionale? Era il 2012, la Cecenia era “normalizzata” da anni e Anna Politkovskaja era stata ammazzata da sei. Un po’ peggio della “vacca da mungere”, insomma. E’ vero che a intervistarlo è il quotidiano populista e putinista per antonomasia, e un po’ lo tirano dove vogliono, mentre nel resto del dialogo Capello ritrova il buon senso del vecchio friulano e anche un po’ di saggezza politica: “Mbappé si sta mettendo contro la Francia intera dal presidente Macron alla gente comune”. Ma denaro saudita o di Putin a parte, anche la visione di Capello inciampa nel solito pregiudizio, quello secondo cui il denaro nello sport farebbe del male. Invece fa del bene, e se in Italia ci fossero un po’ più di spiriti animali, non staremmo qui a piangere sui campioni che fuggono e le vacche da mungere.