Così la Silicon Valley lancia la sua opa sull'agricoltura
Investire in Google e nell’agricoltura di precisione. In Tumblr e nei robot per rendere più efficiente la semina. L’agricoltura e la produzione del cibo stanno diventando sempre di più un affare di alta tecnologia, e la Silicon Valley si sta muovendo di conseguenza. Le start up in campo agricolo, in America, sono una realtà sempre più notevole, molte innovazioni su cosa mangeremo e su come produrremo quello che mangiamo nei prossimi decenni sono in corso di realizzazione, ed esattamente come è successo per i futuri giganti di internet negli anni Novanta, i venture capitalist americani stanno pompando milioni di dollari nelle nuove tecnologie agricole sperando di trovare la prossima “big thing” che cambierà il modo in cui coltiviamo e consumiamo il cibo.
Tra le tecnologie agricole e la Silicon Valley non c’è somiglianza solo nelle dinamiche, ma anche nei protagonisti. Un articolo pubblicato oggi in prima pagina sull’edizione americana del Wall Street Journal racconta che le grandi firme di venture capitalist americane, quelle che hanno finanziato e in un certo senso accudito i primi passi di Google, Facebook e delle altre – e che ancora oggi investono forte nelle start up tecnologiche – si sono buttate sull’agricoltura.
Alcuni dei nuovi settori finanziati con i soldi della Valley riguardano l’agricoltura di precisione, vale a dire l’utilizzo di dati ad ampio raggio e aggiornati al minuto (verrebbe da parlare di big data) per gestire meglio il lavoro. Una compagnia che si chiama AGERPoint, per esempio, usa uno scanner laser per fare una mappa precisa dei campi coltivati, analizzare il modo in cui il sole cade sulle foglie, capire se un albero è malato o ha poca acqua. Un’altra tecnica è l’agricoltura indoor, vale a dire la costruzione di vere fabbriche per le piante, a più piani e gestite automaticamente, che risolvano il problema della scarsezza (e del costo) del suolo a uso agricolo. La casa di investimenti Spark Capital, per esempio, hè un investitore storico di Tumblr e a dicembre ha messo quasi 4 milioni di dollari in un’azienda che produce lattuga in capannoni a più piani dove tutto, dalla luce ai sensori alla gestione dell’acqua, è gestito automaticamente. Il Wall Street Journal cita tra i campi di innovazione anche quello della sicurezza alimentare, ma i due settori che più eccitano la Valley sono quelli della creazione di sostituti del cibo tradizionale e quello della robotica.
[**Video_box_2**]Da Soylent, il beverone che mette insieme vitamine e nutrienti e promette di sostituire del tutto il cibo, ai progetti di ingegnerizzazione della carne come l’hamburger sintetico realizzato l’anno scorso dai pochi tessuti estratti dalla gamba di una mucca (viva), i venture capitalist e le compagnie della Valley si esaltano al pensiero che dopo aver cambiato il modo in cui comunichiamo, ci rapportiamo con gli altri, ascoltiamo la musica, leggiamo le notizie adesso cambieranno anche il modo in cui mangiamo. Il fondatore di Google Sergei Brin ha messo parte del suo patrimonio personale nel progetto dell’hamburger sintetico, Bill Gates ha finanziato progetti simili. Sono molti, tra questi Hampton Creek, Impossible Foods, Beyond Meat: tutti si propongono di ingegnerizzare il cibo, tendenzialmente la carne, per farne un prodotto innovativo, dal punto di vista della produzione o delle proprietà nutrizionali. La Silicon Valley finanzia start-up che immaginino nuovi modi di mangiare perché, come dice una manager di Modern Meadow, un’altra start up, “we can do better”.
Poi ci sono i robot, e per esempio Harvest Automation, fondata dagli stessi ingegneri che hanno creato l’aspirapolvere elettronico Roomba, ha ricevuto 25 milioni di dollari in investimenti per creare un robot che faccia i raccolti (da piante basse, per ora) al posto degli uomini. Per alcuni è l’incubo luddista del filatoio meccanico. Ma dentro alla Valley non vedono l’ora di poter gustare un buon hamburger di carne di laboratorio, con contorno di lattuga cresciuta in pochi giorni sotto la luce di un led.