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Il successo di Netflix mostra perché i disruptor battono i pirati

Redazione
Mercoledì sera Netflix, la compagnia americana che fornisce su abbonamento e via streaming film, serie tv e altri contenuti, ha presentato i suoi risultati trimestrali, e il numero dei nuovi abbonati ha superato tutte le aspettative.

Roma. Mercoledì sera Netflix, la compagnia americana che fornisce su abbonamento e via streaming film, serie tv e altri contenuti, ha presentato i suoi risultati trimestrali, e il numero dei nuovi abbonati ha superato tutte le aspettative. Quasi cinque milioni di nuovi utenti, che portano il totale degli abbonati a 62,3 milioni, un dato record sia per il mercato statunitense sia per quello internazionale. Subito dopo la notizia, Netflix ha avuto un boom di oltre il 12 per cento alla Borsa di New York, e l’entusiasmo degli investitori è segno che anche loro stanno iniziando a vedere nei dati di crescita un trend, e nel trend una speranza per il futuro di un mercato che sembrava in difficoltà: i numeri di Netflix e dei suoi molti concorrenti non sono più esperimenti isolati o episodi virtuosi, i dati sono consistenti, la gente sta davvero ricominciando a pagare per avere quello che negli ultimi dieci anni ha piratato.

 

Dopo la trimestrale eccellente, ha notato Quartz, oggi Netflix ha un valore di mercato superiore a Cbs, una delle reti televisive americane con il numero totale di spettatori più alto (Netflix però è ancora lontanissima dai grandi conglomerati mediatici come Fox), e il report presentato agli investitori dice che nel primo trimestre del 2015 gli abbonati hanno guardato in totale 10 miliardi di ore di contenuti video. Sono quasi due ore al giorno per ciascun spettatore: chi ha Netflix non guarda più la televisione. I grandi gruppi dei media lo sanno, e negli ultimi mesi in America, in Europa e in parte anche in Italia il settore dei contenuti in streaming on demand si è affollato. I dominatori del mercato dello streaming americano, Netflix, Amazon e Hulu, oggi sono insidiati da nuovi player e da alcuni campioni tradizionali, come Hbo – che ha lanciato da poco un nuovo servizio di streaming – Sony e Dish. Apple, che secondo i rumors da tempo sta contrattando con le case di produzione, ha appena annunciato che farà un keynote a giugno, e molti indizi fanno pensare che Tim Cook punterà moltissimo su una nuova versione della sua Apple Tv. In Italia, oltre ai servizi di Mediaset e Sky, la Rai ha lanciato da poco una partnership con Google per proporre alcuni suoi programmi in streaming a pagamento.

 

Così tra il boom di abbonati, i ricavi che soddisfano le aspettative e la concorrenza che aumenta, ormai ci sono molti dati per dire che il modello Netflix dello streaming su abbonamento è un successo anche a livello di tenuta economica – e che come molti dei servizi “disruptive”, da Uber ad Airbnb, è un fattore fondamentale nella lotta alla pirateria, nell’emersione dell’economia sommersa, nella riduzione del mercato illegale. E’ un cambiamento anzitutto culturale, l’idea che un servizio online possa essere pagato non è più vista come un’eresia, ma è anche un cambiamento di impostazione da parte di chi i servizi li eroga: Netflix è più comodo, completo e facile da usare (oltre che sicuro e legale) di qualsiasi contenuto piratato. E’ un trend che si nota bene nel mercato musicale, dove da alcuni anni il successo dei servizi di streaming musicale come Spotify si accompagna a una diminuzione della pirateria. Il mercato illegale si sconfigge quando il servizio a pagamento è migliore di quello pirata. Pagare pochi euro al mese a Spotify o a Netflix è meglio che affogare il proprio computer con gigabyte di file illegali e rischiare multe esorbitanti. I consumatori se ne sono accorti.

 

[**Video_box_2**]Per questo la situazione italiana è in parte preoccupante. In Italia il mercato dello streaming video è molto frammentato, i diritti dei contenuti più popolari sono già stati concessi ai player locali, e Netflix, per esempio, continua a rimandare il suo esordio italiano proprio per il timore che la sua offerta non sia sufficiente a battere, tra gli altri, anche la pirateria.

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