Uberizzarsi per sopravvivere
Per i taxi in tutto il mondo, martoriati dalla disintermediazione, "uberizzarsi" sembra essere l’unica soluzione. E a New York come in Italia vecchi tassisti e nuove compagnie stanno sperimentando espedienti per insidiare il primato della compagnia di Travis Kalanick.
Con le alleanze anzitutto, come quella presentata la scorsa settimana tra Lyft, principale avversario di Uber in America, e Didi Kuaidi, compagnia che domina il mercato cinese. Didi Kuaidi è un buon esempio di interiorizzazione dei princìpi di aggressività e distruzione creativa resi celebri da Uber, tanto che in Cina l’espansione di solito fulminea dell’azienda americana sta incontrando difficoltà notevoli.
Poi ci sono i tassisti, che finalmente sembrano aver capito che il cuore della concorrenza è nell’innovazione. I tassisti francesi si rinnovano non solo nell’adozione di un’app ma anche nello stile, quelli londinesi e quelli italiani si sono fatti la loro app, quelli di New York hanno appena annunciato Arro, una nuova app che non solo fornisce un servizio simile in tutto a quello di Uber, ma lo rende più economico, eliminando le spese di chiamata e il famigerato “surge pricing”, l’aumento dei prezzi nelle ore di punta. Una compagnia simile, Flywheel, opera a San Francisco, mentre la città di Los Angeles è andata oltre, e quest’anno progetta di rendere obbligatorio a tutti i tassisti l’uso di un’app.
[**Video_box_2**]Tutto sommato, ha scritto l’Atlantic in una lunga inchiesta a luglio, l’avvento di Uber ha migliorato la qualità del servizio di taxi, e la parola chiave è ancora una sola: uberizzazione.
Ma anche Uber deve stare attenta a non essere disintermediata: all’inizio dell’anno Bloomberg ha scritto che Google sta preparando il suo competitor, e con progetti di auto senza pilota che sembrano spuntare dappertutto tassisti e driver di Uber avranno un nemico comune di cui preoccuparsi.