Tutti contro Netflix

Redazione
Il Wall Street Journal ieri ha parlato di “ribellione aperta”. Una polemica pubblica, di alto rilievo riempie le cronache da alcuni giorni. Il New York Times parla di irritazione.

Il Wall Street Journal ieri ha parlato di “ribellione aperta”. Una polemica pubblica, di alto rilievo riempie le cronache da alcuni giorni. Il New York Times parla di irritazione. In tutti i processi di “disruption”, di innovazione distruttiva che manda fuori mercato i vecchi modelli di business, arriva un momento in cui chi subisce la disruption inizia davvero a sentire il pericolo. Per le reti televisive e gli studios americani quel momento è arrivato adesso. Il disruptor è Netflix, la società di streaming che pochi giorni fa ha completato la sua espansione globale (è presente in 190 paesi, praticamente tutti quelli dotati di internet veloce eccetto la Cina) e a cui gli investitori concedono una fiducia quasi illimitata: il suo titolo in Borsa è cresciuto del 121 per cento nel 2015, miglior performer del listino Nasdaq-100. In America lo share dei network televisivi, sia quelli tradizionali sia quelli via cavo, è in calo, e cresce la frustrazione nei confronti di Netflix, player vorace, ben finanziato e capace di agire su più mercati (da questo mese su tutti i mercati).

 

Con Netflix in giro, è diventato sempre più difficile ottenere i diritti per un buono show, e i network iniziano a contrattaccare. Ieri il Wsj ha scritto che l’europea Sky, la francese Canal Plus, la canadese Bell Media, l’australiana Foxtel, la svedese Modern Times Group e altre hanno aperto diversi tavoli di dialogo, in circostanze differenti, per combattere Netflix e contenderle gli show. La ribellione è iniziata anche nei numeri, quelli degli spettatori degli show di Netflix, che la compagnia ha sempre voluto tenere segreti perché il suo modello di business si basa sugli abbonamenti, e dunque lo share è irrilevante. Ma la settimana scorsa la Nbc ha detto di aver assoldato una compagnia esterna per misurare il numero di spettatori di alcune delle principali serie di Netflix (“Jessica Jones”, “Narcos”, “Orange is the new black” e altre) e che i risultati erano perfettamente in linea con gli spettatori dei network tradizionali. Basta vantare rivoluzioni se i tuoi numeri non sono un granché, era il messaggio implicito. Il risultato è stato una gran polemica pubblica, a cui Netflix ha risposto duramente assicurando che i dati sono falsi. Insomma, il disruptor sta subendo il contrattacco delle sue presunte vittime, mentre altri predatori, come Amazon, si fanno sempre più forti.

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