Munizioni obamiane per Renzi
Da tempo i fautori della cosiddetta sharing economy annoverano tra i benefici dell’economia collaborativa la sua capacità d’incrementare l’efficienza del sistema economico, minimizzando l’impatto delle risorse inutilizzate. Un nuovo studio curato da Alan Krueger (ex presidente del Council of Economic Advisors di Obama) e Judd Cramer rimpingua le munizioni intellettuali a sostegno di quest’opinione, evidenziando le differenze d’efficienza del servizio UberX – quello con autisti non professionali, noto in Europa come UberPop e messo al bando in Italia dal tribunale di Milano – e dei taxi tradizionali.
Gli autori si sono concentrati su cinque città degli Stati Uniti (Boston, Los Angeles, New York, San Francisco e Seattle) e su due indici di utilizzo della capacità disponibile: i chilometri percorsi con un cliente a bordo (rispetto alla percorrenza complessiva) e il tempo trascorso con un cliente a bordo (rispetto all’orario di servizio complessivo). Il responso è cristallino: il tasso di utilizzo dei veicoli Uber supera in media del 38 per cento quello delle auto pubbliche. Come spiegare una differenza tanto significativa? Krueger e Cramer individuano quattro elementi. I primi due, la disponibilità della piattaforma tecnologica e la presenza di economie di scala, sono i meno interessanti dal punto di vista regolamentare. I tassisti hanno accumulato un ritardo considerevole su entrambi i versanti, ma nulla vieta loro di colmare la distanza. Gli altri due aspetti che contribuiscono a spiegare la maggior efficienza di Uber sono più rilevanti per i regolatori. Da un lato, i limiti geografici insiti in un regime di licenze comunali possono impedire ai tassisti di raccogliere un cliente nel luogo dove ne hanno appena scaricato un altro, così condannandoli a una quota di viaggi a vuoto. Dall’altro lato, Krueger e Cramer evidenziano come il sistema di tariffazione flessibile tipico del modello Uber permetta di bilanciare meglio domanda e offerta nel corso della giornata.
In un momento in cui, per l’ennesima volta, le rivendicazioni muscolari dei tassisti guidano la mano tremula del legislatore italiano, sarebbe il caso di cominciare a rispondere agli argomenti con altri argomenti, anziché con illazioni e slogan buoni a malapena per le piazze. Il governo Renzi potrebbe iniziare dalla lettura di questo studio.