Cina batte America nell'hi-tech
L’Intelligenza artificiale sarà la prossima grande sfida tra i giganti della tecnologia e la prossima frontiera a cui l’umanità si dovrà abituare. I media specializzati e non di mezzo mondo lo dicono ormai da tempo, con insistenza maggiore nell’ultimo periodo, e le ultime mosse dei giganti della tecnologia fanno pensare a un’accelerazione. Ha iniziato Apple, che tra agosto e settembre ha sborsato centinaia di milioni di dollari per acquisire due startup leader nel settore. Anche Intel e Microsoft hanno fatto acquisti estivi, e un colpo notevole l’ha messo a segno Samsung, acquistando questo mese Vivi Labs, società di Intelligenza artificiale (da adesso Ia) fondata dagli stessi creatori di Siri, l’assistente intelligente dell’iPhone. Giusto il mese scorso Google ha lanciato una serie di prodotti tutti incentrati sull’uso dell’Ia, mentre Amazon da tempo è un pioniere nel campo. Insomma, sembra che la corsa all’Intelligenza artificiale sia iniziata per davvero, e che la Silicon Valley sia ovviamente anni luce davanti a tutti gli altri.
Non è così. Questa settimana l’Amministrazione Obama ha pubblicato un manifesto per un “Piano strategico nazionale di ricerca e sviluppo dell’Intelligenza artificiale” in cui si legge che i finanziamenti americani sono ben lontani dall’essere sufficienti – e, soprattutto, che la ricerca americana nel settore non è la migliore del mondo. E’ superata (anzi, “eclissata”, si legge in un commento del Washington Post) dalla Cina. Sia nel 2014 sia nel 2015, scrive l’Amministrazione Obama, i ricercatori cinesi hanno infatti pubblicato sull’Intelligenza artificiale un numero di articoli scientifici di rilevanza internazionale molto maggiore rispetto agli scienziati americani, e tutto lascia immaginare che il trend continuerà. Come ha notato l’esperto Bill Bishop, mentre le compagnie americane fanno acquisti milionari il motore di ricerca cinese Baidu ha aperto a San José, in California, un laboratorio di ricerca in cui attira le migliori menti internazionali per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, altro segnale dell’investimento strategico di Pechino in un settore che ha ripercussioni sia nel campo civile (robotica, internet delle cose, auto che si guidano da sole) sia in quello militare: le armi del futuro dipenderanno tutte dall’Ia. Le due ultime superpotenze lo sanno, e competono duramente. Nel frattempo, come è facile aspettarsi, i paesi europei investono così poche risorse da essere già fuori gara.