Facebook ha bisogno degli editori (e viceversa)
Carezza di Zuckerberg ai giornali: venite da me, vi farò guadagnare lettori
L’esito della guerra è probabilmente già segnato da tempo. Basta guardare i numeri: i giornali tradizionali vendono sempre di meno, e – tranne alcune eccezioni – i ricavi dell’online non bastano a coprire le perdite della carta; sempre più persone si informano passando dai social network, soprattutto Facebook, diventato nel tempo un editore di fatto, anche se il fondatore Mark Zuckerberg continua a negarlo, per evitarne le conseguenze. Ci sono però battaglie dall’esito incerto, dalle quali sembra di capire che nonostante tutto Facebook ha bisogno dei giornali (e viceversa, naturalmente). Dopo avere provato a portare i contenuti dei quotidiani direttamente sulle pagine del social network con gli instant articles, Facebook ha visto fuggire diversi big, dal New York Times al Wall Street Journal, che non ricevevano più clic ma neppure entrate pubblicitarie sufficienti. Da qui la nuova mossa di Zuckerberg, annunciata da lui stesso giovedì: presto gli editori potranno vendere notizie e abbonamenti ai quotidiani direttamente su Facebook. L’idea, da sperimentare, sarebbe quella di permettere la lettura gratuita di alcuni articoli sul social e poi chiedere agli utenti di pagare, così come succede per il paywall di diversi giornali. Il problema mai risolto delle news su Facebook è quello della loro credibilità: link graficamente tutti uguali confondono i lettori, che tendono a mettere sullo stesso piano una notizia del Financial Times e una bufala. Zuckerberg sta rubando lettori ai giornali, ma continua ad avere bisogno del lavoro di chi le notizie sa trovarle e verificarle. Forse non ucciderà i giornali, ma darà loro una seconda possibilità.
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