Caccia disperata al patrimonio informativo
Dal digitale alla finanza cresce il rimorso per privatizzazioni poco lungimiranti
La tardiva preoccupazione per la difesa delle infrastrutture digitali e del patrimonio informativo che vi transita sta suscitando rimpianto e desiderio di rivalsa nell’establishment italiano. Il governo ha intenzione di esercitare poteri di vigilanza (“golden power”) sulle infrastrutture nazionali e transcontinentali di Telecom Italia, privatizzata nel 1997 e controllata dalla francese Vivendi, senza escludere la prospettiva di uno scorporo della rete con successiva quotazione dell’asset. Il tentativo di rimediare al passato interessa anche le infrastrutture telematiche dei sistemi finanziari e di pagamento.
Il vicedirettore generale di Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha detto che è stato un errore da parte delle banche cedere la partecipazione, acquisita in prima battuta dallo stato, in Borsa Italiana, controllata dall’inglese London Stock Exchange (Lse) dal 2007, e di Icbpi, l’Istituto centrale delle banche popolari che controlla CartaSì, dove transitano i pagamenti Visa e Mastercard, e il servizio Sepa di pagamenti bancari, dal 2015 in mano ai fondi americani Advent International e Bain Capital e l’italiana Clessidra. “Non credo sia stata una scelta lungimirante – ha detto Panetta mercoledì – Fu fatta perché le banche avevano pressioni, non nostre, ad accrescere la patrimonializzazione. Si è fatta cassa e si è ceduto il controllo di infrastrutture strategiche”.
Le pressioni probabilmente sono quelle dei regolatori europei e una delle infrastrutture più importanti è la piattaforma Mts su cui vengono scambiati i titoli di stato italiani, europei e altri titoli obbligazionari per 100 miliardi di euro al giorno. E’ controllata a maggioranza da Lse e da Euronext, il resto da banche (anche italiane). Mts fu motivo di contrasto nella mancata fusione tra l’Lse e Deutsche Börse e potrà essere oggetto di contesa nelle trattative per la Brexit. Le fresche dimissioni dell’ad del Lse, il francese Xavier Rolet, spinte da alcuni investitori, preannunciano turbolenze. Il controllo inglese non ha creato problemi, ma l’attenzione del governo italiano alle infrastrutture digitali potrebbe motivare pretese sulla Mts. Pretese fuori tempo e dipendenti dall’azione dei tedeschi Deutsche Börse o di Euronext, che aprirà un ufficio a Milano. La vicenda ha comunque qualcosa da insegnare sui criteri che dovrebbero guidare le privatizzazioni, ovvero la strategia non il desiderio di fare cassa.