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La battaglia inutile di Facebook alle fake news

Redazione

Segnalare le bufale non funziona. Zuckerberg deve decidersi a cambiare

Alcuni giorni fa Facebook ha ammesso l’ennesima sconfitta nella guerra alle fake news: il social network di Mark Zuckerberg toglierà le “Disputed flags” accanto agli articoli che riportano bufale, le bandierine rosse che dovrebbero avvertire gli utenti del fatto che l’articolo che stanno per leggere (o condividere senza leggere) molto probabilmente contiene notizie non verificate o false. Uno studio accademico infatti ha dimostrato che le persone tendono a leggere ancora di più gli articoli segnalati in quel modo. La nuova strategia, adottata per salvare gli iscritti al social dalle bufale, sarà quella di far comparire come correlati articoli di altre testate, così da contestualizzare la notizia, fornendo altri punti di vista. Una scelta decisamente più sensata, almeno nelle intenzioni, meno “totalitaria” (resta sempre la domanda: che cosa è fake per i controllori di Facebook? Chi assicura che dalle parti di Menlo Park i fact checker fanno il loro lavoro senza pregiudizi?) e più rispettosa dell’intelligenza di chi legge. Difficile però che anche questo nuovo metodo porti risultati soddisfacenti: fino a che Facebook continuerà a muoversi nella zona grigia tra l’essere nominalmente una tech company e di fatto un editore, non potrà rispondere del tutto di quanto viene pubblicato sulle proprie pagine (salvo intervenire a bloccare chi critica certi dogmi politicamente corretti). Quanto a lungo Zuckerberg potrà continuare così? Se lo chiedeva mercoledì anche la Lex column del Financial Times: un’azienda che si prende i meriti di unire il mondo non può fingere di non avere responsabilità quando ciò che i suoi utenti pubblicano mette a rischio la democrazia. Se Facebook non si autoregolamenterà in fretta, ci penserà lo stato a farlo. Con conseguenze pesanti per i suoi affari.

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