Internet non è mai neutrale
Così social network e motori di ricerca minacciacciano la libertà di espressione nelle democrazie. L'analisi del Wall Street Journal (28/1)
"Gran parte delle discussioni sulla ‘net neutrality’ ignorano un fatto importante: l’internet che quasi tutti noi usiamo è già ben lungi dall’essere neutrale, a causa degli algoritmi e delle opache linee guida in base a cui le aziende di social media come Facebook, Twitter e Instagram gestiscono i loro siti”. Esordisce così un pezzo del consulente di social media marketing Daniel Gallant sul Wall Street Journal.
“Attraverso questi portali online personalizzati apprendiamo le notizie, condividiamo video, scopriamo dettagli della vita dei nostri amici, e discutiamo di tematiche sociali. Queste piattaforme, però, non trattano tutti i contenuti in modo equo, né li distribuiscono in modo giusto. Facebook e Instagram gestiscono i contenuti in maniera decisamente innaturale, usando tattiche opache che favoriscono gli sponsor con ingenti risorse e i venditori con un talento per il content-targeting. La visibilità dei post varia enormemente, in base a quanto i vari utenti sono desiderabili per gli inserzionisti. Con cinque dollari potete raggiungere cinquanta Patrioti del New England o duemila studenti disoccupati. Il costo di ciascun particolare pubblico cambia costantemente e non viene rivelato finché la pubblicità non è stata pubblicata. Il panorama innaturale di Facebook è imperscrutabile e impercorribile. Facebook sostiene di essere migliorato nella trasparenza e nella vigilanza, sopratutto dopo le rivelazioni sui post sulle elezioni presidenziali ricondotti alla Russia. Alcuni miglioramenti introdotti di recente, secondo l’ad Mark Zuckerberg, democratizzeranno il controllo delle notizie e offriranno agli utenti di Facebook ‘interazioni sociali più significative’. Ma non abbiamo alcun modo di conoscere l’estensione e lo spessore delle riforme politiche promosse da un colosso di internet. Sappiamo che gli esperimenti di Facebook con l’orientamento delle proprie linee guida a volte danneggiano la libertà d’espressione e le finanze delle piccole imprese. Dal momento che le attività di social media continuano a dominare l’uso di internet, la sopravvivenza delle piccole imprese e delle associazioni no-profit dipenderà sempre di più dalle loro strategie di marketing. Le aziende di social media offrono strumenti potenti per aiutare le organizzazioni a competere tra loro. Considerando però l’enorme impatto sulle finanze delle grandi e piccole aziende, sul sistema politico e su ogni aspetto delle nostre relazioni interpersonali, non si dovrebbe permettere alle piattaforme di social media di autoregolarsi. Dovrebbero essere regolate dall’esterno, idealmente da una commissione di rappresentanti del settore pubblico, del privato e del terzo settore. Senza regolamentazioni – conclude Daniel Gallant – il mercato più in espansione che ci sia su internet continuerà a ingrossare i portafogli di personalità discutibili, e a minacciare la libertà d’espressione”.