Il principio di responsabilità di Facebook

Redazione

Il social ammette in tribunale di essere un “publisher” e di fare scelte editoriali

Uno dei problemi principali nel rapporto tra le piattaforme digitali e i loro utenti – problema che poi sfocia nella crisi delle fake news e in molte altre – è il rifiuto delle responsabilità. Facebook in particolare ospita articoli e commenti come il sito di una testata giornalistica, influenza l’opinione pubblica come un canale televisivo, è diventato il principale mezzo di informazione per centinaia di milioni di persone in tutto il mondo ma si rifiuta strenuamente di essere considerato una “media company” e di dover sottostare agli obblighi di responsabilità e controllo editoriale che hanno tutti i grandi media nelle varie legislazioni d’occidente. Peccato che lunedì, durante un’udienza in un tribunale della California durante uno scontro legale tra la piattaforma e una app, gli avvocati di Facebook abbiano contraddetto anni di dichiarazioni e interviste della dirigenza del social network ammettendo che Facebook fa delle scelte editoriali. Nel 2015 la startup Six4Three ha fatto causa a Facebook accusandolo di aver cancellato in maniera arbitraria l’accesso ai dati degli utenti alla sua app Pikinis. Il Guardian riporta che Sonal Mehta, l’avvocato di Facebook, ha detto lunedì che il social ha piena facoltà di fare questo tipo di scelte su cosa pubblicare e cosa no, perché è un “publisher”, un editore. Mehta ha anche fatto un paragone esplicito con le scelte editoriali di un giornale. La definizione di “publisher” sarà presto rifiutata dalla dirigenza, e lo stesso Mehta ha fatto in seguito riferimento a una legge americana che esula le piattaforme online dall’essere considerate media company, ma ormai il ruolo di Facebook – e la necessità di prendersi almeno parte delle responsabilità editoriali – appare evidente a tutti. Perfino a Facebook.

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