Foto Pixabay

Il Parlamento europeo dice sì alla nuova legge sul copyright

Redazione

La proposta è stata adottata con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. Ora i negoziati con il Consiglio

L'Unione europea avrà una nuova legge sul copyright. Il Parlamento europeo ha infatti dato il via libera alla proposta di direttiva sui diritti d'autore nel mercato unico digitale. La proposta è stata adottata con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. Nella discussione sono state approvate anche alcune modifiche proposte dal relatore Axel Voss agli articoli 11 e 13. I più contestati dagli “avversari” della legge. Il via libera della plenaria apre ora la strada ai negoziati con il Consiglio per arrivare all'approvazione finale.

 

 

Secondo il testo adottato dall'Europarlamento, i giganti del web dovranno remunerare i contenuti prodotti da artisti e giornalisti, mentre le piccole e micro piattaforme saranno escluse dal campo di applicazione della direttiva. Gli hyperlink "accompagnati da singole parole" si potranno condividere liberamente e ai giornalisti andrà una quota della remunerazione ottenuta dalla loro casa editrice. Il testo approvato ha subìto alcune modifiche rispetto alla proposta della commissione Affari giuridici bocciata a giugno. Secondo l'Europarlamento molte delle modifiche apportate dall'Assemblea alla proposta originaria della Commissione europea "mirano a garantire che i creativi, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori e giornalisti, siano remunerati per il loro lavoro quando questo è utilizzato da piattaforme di condivisione come YouTube o Facebook e aggregatori di notizie come Google News".

  

La posizione del Parlamento "rafforza la proposta della Commissione europea in materia di responsabilità delle piattaforme e degli aggregatori riguardo le violazioni del diritto d'autore. Questo vale anche per i cosiddetti snippet, cioé quando viene visualizzata solo una piccola parte del testo di un produttore di notizie. In sostanza l'assunzione di responsabilità imporrebbe a piattaforme e degli aggregatori di notizie di remunerare chi detiene i diritti sul materiale protetto da copyright che mettono a disposizione. Il testo richiede inoltre espressamente che siano i giornalisti stessi, e non solo le loro case editrici, a beneficiare della remunerazione derivante da tale obbligo di responsabilità". Nel tentativo di incoraggiare le start-up e l'innovazione, il testo esclude esplicitamente dalla legislazione le piccole e micro imprese del web.

     

I deputati hanno introdotto nuove disposizioni che hanno lo scopo di non ostacolare ingiustamente la libertà di espressione che caratterizza Internet. Pertanto, la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali (hyperlink) agli articoli, insieme a "parole individuali" come descrizione, sarà libera dai vincoli del copyright. "Qualsiasi misura adottata dalle piattaforme per verificare che i contenuti caricati non violino le norme sul diritto d'autore dovrebbe essere concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che non violano il copyright. Le stesse piattaforme dovranno inoltre istituire dei meccanismi rapidi di reclamo (gestiti dal personale della piattaforma e non da algoritmi) che consentano di presentare ricorsi contro una ingiusta eliminazione di un contenuto".

    

Il testo specifica inoltre che il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali, come Wikipedia, o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub, sarà automaticamente escluso dall'obbligo di rispettare le nuove regole sul copyright. Si smonta così la fake news che indicava tra i grandi minacciati dalla legislazione appunto Wikipedia.

     

Il testo del Parlamento rafforza infine la posizione negoziale di autori e artisti consentendo loro di "esigere" una remunerazione supplementare da chi sfrutta le loro opere, nel caso il compenso corrisposto originariamente è considerato "sproporzionatamente" basso rispetto ai benefici che ne derivano. Tali benefici dovrebbero includere le cosiddette "entrate indirette". Le misure approvate consentirebbero inoltre agli autori e agli artisti di revocare o porre fine all'esclusività di una licenza di sfruttamento dell'opera, se si ritiene che la parte titolare dei diritti di sfruttamento non stia esercitando tale diritto.

  

COSA SUCCEDERÀ CON LE NUOVE NORME SUL COPYRIGHT  

 

 

 

 

Le reazioni politiche

"Sono molto lieto che nonostante la forte attività di lobbying dei giganti di Internet, la maggioranza dei deputati al Parlamento europeo sia ora a favore della necessità di tutelare il principio di una retribuzione equa per i creativi europei", dice Axel Voss, il relatore del testo sul copyright, dopo il voto dell'Aula. L'esponente tedesco del Ppe ha aggiunto che "il dibattito su questa direttiva è stato molto acceso e credo che il Parlamento abbia ascoltato con attenzione le preoccupazioni espresse. Abbiamo quindi affrontato le preoccupazioni sollevate in merito all'innovazione escludendo dal campo di applicazione i piccoli e micro aggregatori o piattaforme". "Sono convinto che, una volta che le acque si saranno calmate, Internet sarà libera come lo è oggi, i creatori e i giornalisti guadagneranno una parte più equa degli introiti generati dalle loro opere, e ci chiederemo per quale motivo tutto questo clamore", ha concluso.

  

"La direttiva sul diritto d'autore è una vittoria per tutti i cittadini. Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale", scrive su Twitter il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, commentando il voto dell'assemblea sulla direttiva copyright.

 

"Una vergogna tutta europea: il Parlamento Europeo ha introdotto la censura dei contenuti degli utenti su internet. Stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell", tuona invece il vicepremier italiano Luigi Di Maio su Facebook. "Con la scusa di questa riforma del copyright il Parlamento europeo ha di fatto legalizzato la censura preventiva. Oltre all'introduzione della cosiddetta e folle 'link tax', la cosa più grave è l'introduzione di questo meccanismo di filtraggio preventivo dei contenuti caricati dagli utenti. Per me è inammissibile".

Di più su questi argomenti: